Leggo per caso un dibattito su indymedia e tra i commenti al post mi imbatto nell’individuo più insulso che possa esistere. Un tale che chiama stupratori i gay e poi parla di negazione dell’orgasmo come pratica delle femministe.
Faccio una piccola ricerca e trovo alcune pagine che parlano di negazione dell’orgasmo come pratica BSDM. Rientrerebbe nei giochi di sottomissione, consensuali, che ritardano l’eiaculazione dell’uomo.
Mi dico: oibo’, nulla di male in fondo, ma questa cosa è stata inventata proprio dalle femministe? E infatti no. Pare che sia desiderio degli uomini che amano queste pratiche, si eccitano così, e dunque si tratta di una loro precisa e legittima richiesta, per soffrire e godere allo stesso tempo.
Torno sulla pagina di indymedia e rileggo le parole dell’omofobo commentatore ed è chiarissimo che lui, come probabilmente molti uomini, per negazione dell’orgasmo intende il rifiuto di una donna di placare la sua eccitazione. Cioè: se lei dice di no lui costruisce una motivazione vittimista per esigere quanto dovuto. Diventa dunque, come giustamente osserva un altro commentatore indyano, "pretesa dell’orgasmo". Quello che lui ritiene un diritto (il diritto all’orgasmo!!! assurdo… orgasmo minimo garantito, scrive ironicamente un’altra commentatrice) per lei diventa un dovere.
Mi vengono in mente perciò tanti episodi di rivendicazione dell’orgasmo rispetto al quale a volte verrebbe da dire "eccerto, un orgasmo non si nega a nessuno" non fosse per il fatto che l’altruismo, la donazione, in questo caso, consisterebbe nel corpo femminile e sfortunatamente si chiamerebbe stupro.
Un ragazzo o un uomo che ti chiede di fargli avere un orgasmo è come un questuante, da un lato prega, fa accattonaggio pietoso e dall’altro rivendica con il ricatto, ti mostra la ferita, il gonfiore, ahi che male alle palle, la durezza insopportabile, mi scoppia, non riesco neppure a camminare, eccetera eccetera.
Sono momenti veramente poetici in cui i suoi occhi si puntano sui tuoi e tu finisci con il fargli una sega o un pompino – se ti va bene – per pagare un pedaggio di fine serata, per restituire la gentilezza di una pizza e un cinema, per soccorrere un malato grave di astinenza all’orgasmo.
Infine ti sputa, il pene intendo, e lui ti guarda, il titolare del pene intendo, con gli occhi idioti di chi ha ricevuto quanto pattuito e con l’espressione di chi ha fatto quello che doveva.
Su questa burocrazia orgasmica, diciamo, si sono sviluppate vere e proprie patetiche scene. Probabilmente ci sono uomini che provano la parte davanti allo specchio, per sembrare convincenti, per vincere la ritrosia delle ragazze, per farle sentire in colpa anche se loro non vogliono fare nè sega nè pompino.
La maggior parte degli stupri si compie così, come ben ci ha raccontato S., perchè superare questa soglia significa perdere il vantaggio del senso di colpa che opprimerà la ragazza. E’ lei che deve fare il gesto, lei che deve prestare mano e bocca. E’ lei che timbra il cartellino, ottempera un obbligo e dato che non c’è penetrazione lui può sentirsi in diritto di pensare che in fondo lei è stata pienamente partecipe.
Forzare la volontà di una ragazza o una donna non è certo difficile. Per non trovarsi in quelle circostanze bisognerebbe smettere di uscire con ragazzi e uomini e di provare sulla propria pelle che per molti di loro solo il fatto di aver accettato di incontrarli significa che hai sottoscritto un patto con il sangue: devi farlo eiaculare, non hai scelta.
Il dopo sega, il dopo pompino, è una sensazione che ti fa sentire comunque sporca. Immagino sia questa la sensazione di tante bambine e bambini che vengono stuprati da pedofili senza scrupoli. C’è un pezzo del tuo corpo che paga la tangente, il prezzo per farti riaccompagnare a casa, per concludere una cosa che tu pensi di aver innescato e che non puoi rifiutarti di portare a termine.
Invece loro no, non si vergognano affatto. Tornare a casa e provvedere da soli li farebbe sentire patetici. Costringere qualcuna a farli venire invece funge da autoassoluzione. "E’ stata lei, vostro onore." ed è lei la colpevole, quella che ha accettato di uscire con lui e dunque implicitamente ci stava e se ci stava deve fargli avere un orgasmo. E’ obbligatorio. Il contrario sarebbe una sofferenza. Il contrario sarebbe la negazione dell’orgasmo di cui si parlava prima e le donne che negano un orgasmo a questi poveri uomini tutti testicoli e peni sono cattive: lo sono nell’immaginario comune, nella testa dei maschi dalla sessualità difficile.
Quanto era meravigliosa, per gli uomini che ancora pensano come quelli d’un tempo, la donna che donava un orgasmo senza pretenderlo. Quanto è puttana invece quella che oggi lo pretende, quella che gestisce i tempi della sua sessualità, quella che non ritiene di essere al servizio dei maschi e dunque non cade nei tranelli di chi vuole stuprarla grazie al senso di colpa. Se questa è la negazione dell’orgasmo cui si riferisce il misogino commentatore di indymedia allora si, certo. Le donne che sono arrivate a livelli di consapevolezza tali da non farsi usare più da nessuno, sono cresciute, sicure di se’ e forse persino femministe. E tutto ciò è un bene. Si tratta del pregio di scegliere il momento in cui fare sesso e in cui trarre piacere e dare piacere in una relazione. Si tratta del pregio di non volere subire più niente da parte di nessuno. Un gran bel pregio che i maschilisti etichettano come sadismo.
Ma i maschilisti hanno dei grandi problemi innanzitutto con la propria sessualità, lo sappiamo. Perciò si spiega come mai ci sono tanti stupratori in giro.
Possiamo dire che i maschilisti sono tutti stupratori o che gli stupratori sono tutti maschilisti. Fate voi.
—>>>l’immagine rappresenta l’accoppiata mistress e slave. Un immaginario che eccita molti uomini, tant’è che gran parte di essi realizza nella propria mente una idea di donna potente alla quale essere sottoposto per stimolare la propria libido. Volendo essere costruttive: ma se i maschilisti si dessero al consensuale sadomaso?