Category Archives: Diritti digitali

Un emendamento da rettificare

http://farm4.static.flickr.com/3228/2818472613_f81b86ac71.jpgEccolo infine: l’emendamento sulle intercettazioni che amplia il suo terreno di applicazione anche ai blog raggruppandoli nella categoria di "siti informatici" [Leggi l’articolo di Punto Informatico quello di Google Italia]. I blogger normalmente non fanno informazione, prendono appunti, tengono un diario, commentano le notizie date da altri, condividono contenuti, senza periodicità. Perciò non sono testate di informazione e perciò non si applica sui blog la stessa legislazione che riguarda la stampa. 

L’intero emendamento regola le intercettazioni e pone divieti al mondo della stampa che non potrà più pubblicare un solo rigo relativo indagini con intercettazioni fino a che non si arriva al processo. Non si potrà più scrivere che tizio e caio sono indagati se si è arrivati all’indagine attraverso le intercettazioni. La pena per chi trasgredisce è il carcere o una multa salata.

Per il mondo giornalistico che segue il principio del "dovere di informare" questo diventa un atto di vera e propria censura. Un modo per tutelare l’immagine di alcuni soggetti mentre non c’e’ dubbio che il rom sorpreso a raccattare rame sarà schiaffato in prima pagina senza nessuna conseguenza.

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Europa e internet: privacy e libertà d’espressione sono un diritto

http://www.punto-informatico.it/punto/20071205/pp.jpgL’accesso a internet e la tutela della privacy è un diritto. Lo dice la Raccomandazione sulle libertà fondamentali su internet approvata dal Parlamento Europeo mentre altrove c’e’ chi (telecom package) progetta la fine della Rete Aperta (ovvero si preparano in regime di monopolio a farci vedere solo porzioni di internet, pacchetti diversificati come per i canali satellitari).

La francia proponeva di disconnettere le linee degli utenti che violavano i diritti d’autore (anche in quel caso è stata usata la carta della lotta contro la pedofilia per rafforzare il controllo su internet), dall’italia venivano segnali strani (vedi d’alia, carlucci, etc). L’europa risponde dicendo che la lotta per la sicurezza contro il terrorismo, contro la pedofilia è ok (ci sarebbe da parlarne, esplicitando la contraddizione e approfondirenel senso che spesso questi due motivi sono usati spesso dai governi per violare la privacy e per sopprimere dissenso e libertà d’opinione. ultimo caso a Dresda), che il fatto che la tecnologia consenta oggi di monitorare l’attività su internet di tutti i cittadini non significa che si debba fare (per il rispetto della privacy) e che l’anonimato (ovvero la scelta di non camminare via web con un numeretto da schedatura nazista stampato sul braccio) resta un diritto. A proposito di blog dice che non si dovrebbero toccare perchè sono un fondamentale strumento che consente una rapida alfabetizzazione digitale. Dice poi che la libertà d’espressione va tutelata a tutti i livelli, che mai dovrà essere utilizzato un potere dello stato per limitare la libertà d’opinione.

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Vogliono controllare internet?

http://2.bp.blogspot.com/_kkaxn4Js900/SWZ-AWIUhmI/AAAAAAAAAA0/cdepPsmuX2s/S1600-R/legge-bavaglio.jpgFacciamo il punto. Tutti vogliono avere il controllo di internet. Chiunque propone norme, censure, leggi, regole. I motivi li conosciamo: un po’ per via dell’incazzatura delle distribuzioni discografiche e cinematografiche che vorrebbero intercettare e mettere in galera chiunque pratichi sharing di materiale non pagato. Un po’ per avere potere e controllo su chiunque gravita nella rete praticando una intercettazione preventiva della nostra posta, dei contenuti che condividiamo in rete, dei siti che visitiamo, delle persone con le quali chattiamo.

La rete è un mezzo di comunicazione. C’e’ una parte pubblica, che chiunque può leggere, regolata da leggi che sono applicabili anche sul piano reale. C’e’ una parte privata che viene comunque controllata in via preventiva come se tutt@ fossimo potenziali terroristi e delinquenti.

Nessuno di noi accetterebbe l’idea che le nostre lettere, quelle consegnate al postino, le nostre comunicazioni private fossero violate e lette senza la nostra autorizzazione. Nessuno accetterebbe di vedersi imputare un reato d’opinione qualunque se scambiando chiacchiere a viva voce con gli amici commentasse il fatto del giorno dicendo qualcosa di "sbagliato".

Eppure questo è quello che avviene su internet. Ogni nostro contenuto, ogni comunicazione è intercettata in via preventiva e questo teoricamente piace anche a chi non vorrebbe mai essere ascoltato in una conversazione telefonica e non vorrebbe mai far leggere le proprie lettere a nessuno.

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Intercettazioni, il trucco c’e’ e si vede

Ancora: va avanti il Ddl sulle intercettazioni. Non si possono pubblicare nomi e foto dei magistrati che si occupano di una determinata inchiesta, il magistrato non potrà rivelare nulla altrimenti viene trasferito e punito, c’e’ il divieto assoluto di pubblicare gli atti di una indagine, il contenuto delle intercettazioni che coinvolgono persone che non sono direttamente imputate. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori. Niente intercettazioni delle persone accusate (qui l’opposizione insiste sulla necessità di usare le intercettazioni sugli stupratori e sugli accusati di stalking per i quali è prevista una pena inferiore ai 5 anni). Non si potranno più fare riprese in tivu’ a meno che tutte le parti non siano d’accordo.

Questa storia delle intercettazioni non ci appassiona moltissimo perchè si capisce perfettamente che si vuole evitare che si facciano processi in pubblico per certe persone. Tutte le altre non godranno di nessuna tutela. La cosa grave è la punizione, con il carcere, per i giornalisti. Una cosa che in america per esempio non sarebbe assolutamente tollerata. Un rammarico ci spetta perchè è proprio grazie alle riprese durante i processi per stupro che fuori dalle aule di giustizia si è potuta fare una battaglia culturale in favore dei diritti di tutte le donne. L’altra cosa che si nota immediatamente è la assoluta incoerenza di questa legge con le proposte che stanno arrivando numerose, di controllo e censura delle comunicazioni via web.

A cosa serve una legge che impedisca le intercettazioni telefoniche, tenendo conto che noi siamo in generale per la non violazione della privacy, se il senatore d’alia con la sua proposta di legge ordina il filtro dei contenuti in rete all’origine, quindi a partire dal provider, cioè a partire da chi ci da la connessione?

Non solo: ci si mette anche l’onorevole Carlucci del Pdl con un altra proposta di legge che vieterebbe qualunque forma di anonimato per le comunicazioni in rete. Vale a dire che nell’uno e nell’altro caso ogni nostra comunicazione, anche privata, a partire dalle mail per esempio, non potrà essere compiuta in chiave criptata. Quindi sarà necessariamente pubblica e disponibile ai provider i quali ne disporranno secondo la applicazione della proposta d’alia per sorvegliarne i contenuti. La Carlucci fa di più: estende i reati anche nei luoghi virtuali. Quello di diffamazione a mezzo stampa, per esempio, potrebbe essere applicato anche per un contenuto scritto su un semplice blog che organo di stampa non è.

Alla luce di tutto ciò, ovvero del fatto che esiste ed esisterà una sorveglianza indiscriminata di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, e dato che le comunicazioni oramai non viaggiano più per telefono (se persino i mafiosi si parlano su skype) a cosa serve una legge che vincola le intercettazioni telefoniche solo ad alcune tipologie di reati eccetera eccetera se non a limitare la libertà di stampa e a subordinare ancora una volta i magistrati al potere del governo? (cosa già ribadita con la riforma della giustizia che rende le polizie giudiziarie indipendenti sul piano delle indagini e i magistrati subordinati al ministro)

—>>>Tratto da un post che comprende anche la descrizione di altri provvedimenti del governo di femminismo a sud


Senatore, mi oscura la Sicilia per favore?

Alessandro Giglioli intervista il senatore
Giampiero D’Alia dell’Udc. Si parla dell’emendamento che ha presentato
attraverso il quale configura una serie di molteplici reati di opinione
e stabilisce che qualunque spazio su internet che non cancella anche
solo un commento che esprime parere positivo relativamente una
qualunque questione "penalmente rilevante" deve essere "oscurato". Uno
degli argomenti usati per arrivare a questa in-felice conclusione è la
storia dei gruppi-prostupro su facebook. Ne abbiamo parlato ampiamente qui
provando anche a immaginare forme diverse di autodifesa che non
necessitano dell’intervento (ahinoi invocato) delle forze di polizia
per avere garanzia di maggiore sicurezza anche nel web.

La cosa che viene subito
in mente dopo avere ascoltato questa intervista è che l’idea di potersi
occupare delle opinioni di chiunque non appartiene solo ad una certa "sbirritaggine"
ma ad una intera cultura sociale della "giustizia" che immagina di
poter cancellare un fenomeno oscurando internet, criminalizzando intere
etnie, bombardando stati. Salvo alcune eccellenti eccezioni. D’Alia è
siciliano e questa cosa la sa. Persino nel suo partito c’e’ chi ha
festeggiato con i cannoli perchè è stato condannato per favoreggiamento
semplice piuttosto che complesso (alla mafia). In Sicilia è notorio che
chi dice che la mafia non esiste "ha diritto alla sua opinione". Non
penso sia mai venuto in mente a nessuno di bombardare l’isola o meglio
di oscurarla (oppure si?) perchè vi sono alcuni suoi abitanti che non
manifestano sufficiente opinione critica a proposito di mafia.

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Sicur@ che basti?

http://3.bp.blogspot.com/_NfNYD8bJzzM/SM7ORyNLLPI/AAAAAAAABWY/f5JSLi96C8I/s400/toda%2520censura%2520e%2520nociva_0.jpgLa Repubblica dice:

Ok a norma contro apologia mafia sul web. Il Senato ha approvato nel ddl sicurezza l’emendamento proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D’Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, che vieta l’apologia o l’incitamento via Internet o telematica in genere dell’attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all’odio etnico, razziale e religioso. Fenomeni come quelli dei gruppi pro-Riina apparsi su Facebook, quindi, non saranno più ammessi.

Il Corriere specifica:

Il braccio della legge entra deciso anche nel web. Il Senato ha approvato infatti, nell’ambito del disegno di legge sulla sicurezza, un emendamento del presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero D’Alia, che prevede la repressione dei casi di apologia e incitamento via internet di associazioni mafiose, criminose, eversive, terroristiche, oltre che di violenza sessuale, discriminazione, odio etnico, nazionale, razziale e religioso.

[…]

«In caso di accertata apologia o incitamento, il ministro dell’Interno – si legge nel testo – dispone con proprio decreto l’interruzione dell’attività indicata, ordinando ai fornitori di servizi di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine, applicando sanzioni pecuniarie per gli inadempienti». «In questo modo – commenta D’Alia – diamo concretezza alle nostre iniziative per ripulire la rete, e in particolare il social network «Facebook», dagli emuli di Riina, Provenzano, delle Br, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio».

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Quando lui pubblica foto e video per fare violenza su di lei

http://i275.photobucket.com/albums/jj318/CLAUDIOBALU/cyber-girl_final_small.jpg

Prendiamo questo caso: lui si vuole vendicare, la filma mentre lei fa sesso con alcuni uomini e poi mette foto e video online. L’azienda dalla quale la donna dipende, una a caso, l’alitalia, preoccupata dell’effetto che la questione può avere sulla sua immagine o semplicemente grata per l’opportunità di risparmiare soldi sui dipendenti per darli per intero ai manager, la licenzia.

La donna subisce una violenza da parte dell’uomo, una gravissima lesione della privacy, un danno alla sua "immagine", una ulteriore violenza da parte dell’azienda che la tratta da criminale invece che comprenderla e solidarizzare con lei.

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Sodomie legislative [atto III°]

Ricordate le sodomie legislative? Quello strano ddl che incastrava tutt* i/le blogger per poterli/le reprimere meglio? Dopo l’atto I° e l’atto II° ecco a voi ora il III° atto. Questo governo ci riprova. Ve lo raccontano i tipi di Punto Informatico. Copio e incollo. Fate passa parola. Vogliono chiudere la bocca a tutt* noi.
[QUI un aggiornamento da Punto Informatico su come si sta evolvendo la vicenda]

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Roma – Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l’obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.

La notizia, scoperta del giurista Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po’ le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.

Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (DdL C. 1269).

Minotti ne fa una breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un’occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:

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La rete non è neutra

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/LisaFoo.gif

E’ nato un nuovo blog che è anche un nuovo progetto. *La rete non è neutra* : Osservatorio
su linguaggi e comportamenti discriminatori e sessisti nella rete. Tecnologia,
internet di altri generi.
Vi copincollo il primo post di presentazione:

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In rete succede di tutto. Si usa un linguaggio che è il neutro maschile, si
privilegiano norme precise, per lo più maschie, bianche, etero. La stessa
tecnologia che sta alla base dei meccanismi di socializzazione in rete è spesso
androcentrica.

In rete trovi giochini online dove le donne sono sempre cameriere o
guerriere con due poppe spaventose. Fra i tanti spazi in web ce ne sono
moltissimi che dileggiano le donne, che ci intimano di smettere di esigere
diritti, che ci denigrano con le loro battute sessiste. Ci sono tanti forum,
blog, social network in generale dove non manca mai il tizio che lascia un
commento volgare, offensivo, sessista, discriminatorio, persino minaccioso.

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Sharemula.com vince in appello


Riportiamo la news apparsa su torrentfreak,
dell’assoluzione in corte di appello per sharemula.com, un sito
spagnolo che indicizza file .e2k. Nel 2006 il sito era stato chiuso e
gli amministratori arrestati a seguito di indagini sulla violazione del
diritto d’autore. La corte gia’ in primo grado avrebbe voluto
minimizzare la faccenda, dal momento che nessun uso commerciale
derivava dall’indicizzazione dei file. Ma tutta l’industria dello
spettacolo fra cui Columbia, Disney Company Iberia, Twentieth Century
Fox, Warner, Universal, Paramount, Sony and MGM, ha chiesto di poter
andare in appello.

La questione sembra oggi felicemente conclusa, dal momento che la
corte ha anche affermato e sancito che indicizzare file e2k o torrent
non e’ reato e che non infrange in alcun modo il diritto d’autore. Si
tratta di un passaggio cruciale in un momento in cui in Europa si
stringe la morsa su progetti di fightsharing come Pirate bay e Mininova.

—>>>Da Espanz