Voglio un anello vibratore antistupro nella fika

Oggi ci spostiamo un po’ più a nord. In Lombardia per l’esattezza.
Tanto che lì di donne meridionali ce n’e’ una quantità industriale. Ma
questa cosa riguarda tutte. Nessuna esclusa.


La regione
Lombardia
sta decidendo di finanziare un progetto proposto, manco a
dirlo, dalla Lega, che prevede la distribuzione di un particolare dono
che a loro pare essere utile per la sicurezza. Il braccialetto antistupro con microchip incorporato per stare tutto il giorno collegate con una centrale di polizia ed essere monitorate 24 ore su 24.


Ora,
io capisco
che davvero c’e’ tutto un mercato di porte blindate e
segnali d’allarme che deve fare affari. Capisco anche che ci sono tanti
padri di famiglia che devono pur campare e che trovano posto di lavoro
solo nelle security mercenarie in stile ronde notturne.


Ma
davvero non
capisco come si possa arrivare a pensare una idiozia del
genere. Già in un disegno di legge della lega sulla violenza contro le
donne si parla di inibitore sessuale chimico (la famosa castrazione che
tanto piace ai gemelli forcaioli e giustizialisti USA) e quindi
conosciamo bene le posizioni fasciste, paternaliste e securitarie di
queste camicie verde pisello.


Ma addirittura
pensare ad un
allarme incorporato sul corpo delle donne mi pare davvero troppo. 
Sembra una di quelle cose che la fantascienza ha già previsto da
decenni (geniacci e cassandre della malora). In nome della sicurezza
bisognerebbe, e bisogna tutti consegnarsi in mano a Voyeur di cui non
sappiamo niente. Dobbiamo farci sorvegliare, spiare, perdere totalmente
la nostra privacy. Ce lo diceva Orwell nel suo 1984. Ce lo dice il regista Rifkin di cui vedremo presto il film "Look"
che è fatto totalmente con storie filmate attraverso le telecamere
della telesorveglianza piazzate ovunque in stile guerriglia cinematografica. Ma ce lo dicevano anche con un
film tratto da un racconto di Philip K. Dick che è Minority Report,
dove addirittura si arriva a pensare alla realizzazione di una
struttura per la sicurezza chiamata "precrimine" e supportata da
centinaia di uomini in stile robocop che si calano dai tetti e
sguinzagliano lettori dell’impronta oculare ovunque per identificare i
ricercati.


La "precrimine"

di Philip K. Dick è basata sui
"precog" (che non sono i precognitari, no) che riescono a prevedere i
delitti futuri e collegati ad un sistema stravagante danno modo di
individuare futuro assassino e futura vittima. Gli arresti sono basati
su una previsione futura che non ammette margine di errore e gli
arrestati finiscono dentro una capsula, inibiti cerebralmente e nutriti
artificialmente. La storia finisce che la precrimine viene smantellata
perchè il capo ha manipolato i dati e riesce a coprire un suo omicidio.
Della serie: non c’e’ sistema sicuro che tenga se sono gli uomini a
gestirlo. L’unica cosa positiva di una prospettiva del genere è
il fatto che ci sarebbero meno guardie carcerarie in circolazione
perchè ne basta solo una.

Nel nostro bel presente invece siamo ancora
alla dimensione della "giustizia fai da te", che induce al possesso di
una arma di difesa per proteggere la propria proprietà, abbiamo poi
messo fine alla nostra privacy grazie alle milioni di intercettazioni
incontrollate, ai nostri dati sensibili regalati a chiunque e
utilizzati per chissà che cosa, alle tantissime telecamere piazzate
dappertutto. Ci mancava soltanto il braccialetto con microchip
direttamente collegato alla polizia. Così siamo veramente a posto. Non
ci manca proprio più nulla.


Però, giusto
per non restare senza
parole di fronte ad una schifezza del genere, proviamo a pensare. A
quali impulsi risponde un microchip? Quali sono le cose che riconosce
come pericolose e quali no? Se io urlo mentre ho un orgasmo, dopo
cinque minuti mi si materializza un esercito di guardie che fa esplodere
la mia finestra per partecipare all’amplesso? Se registra l’accelerazione
del battito cardiaco: potrò mai incazzarmi e litigare, oppure devo
discutere sempre e soavemente sottovoce?


Eppoi mi viene
un tenero
suggerimento. Per le donne che ritengono di sentirsi più sicure
consegnandosi a questi padrini/padroni delle nostre fike e pure per
quelle altre che ad ogni modo potrebbero voler sperimentare il brivido
della sorveglianza ventiquattrore su ventiquattro. Facciamoci mettere
un microchip la’. Giusto nella nostra lieve e fragrante pussycat.
Diciamo che invece che un braccialetto antistupro preferiamo un anello
vibratore antistupro. Che almeno serva a qualcosa e ad ogni
collegamento la polizia si faccia mille seghe per aver origliato dei
nostri tanti orgasmi.


Ebbene si.

Nell’ipotesi che prima o poi
il microchip incorporato sarà obbligatorio possiamo fondare il
movimento dell’antistupro vibrante nella fika. Che tanto è quella che
vogliono realmente sorvegliare. Così arriviamo dritte al punto. Che le fike italiane le devono poter "usare" solo gli italiani. Almeno ci viene l’urletto
facile e chi vuoi che si avvicini se ti sentono urlare tutto il giorno
come una matta? 🙂


Ragazze,
sul serio, non scherziamo! L’autodifesa è meglio. Rivolgetevi ai Centri Antiviolenza.
Pretendete che chi vi offre "aiuto" parolaio vi assicuri invece una
indipendenza economica che vi permetta di andare via dalle situazioni
di violenza. Rivolgetevi alle amiche e agli amici. Createvi una solida
rete sociale che vi dia una mano se vi serve. Soprattutto, dato che la violenza al 90 % è commessa da italiani – amici, partner, conoscenti – e dentro casa,
sappiate percepire le situazioni di pericolo. Dovete volerlo e così
riuscirete a salvarvi la vita. Non è semplice, lo so bene. E ogni
situazione può aver bisogno di una soluzione a se’. Ma di certo non
serve indossare un microchip. I braccialetti, i bravi padroni, li hanno
già imposti ai cani.
Lasciamo che i leghisti se lo vogliono se li mettano dove gli pare a
sorvegliare i loro gorgoglii intestinali ma rifiutiamoci di diventare
l’oggetto dei loro fascismi.

—>>>Da Femminismo a Sud


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