Sintesi dei lavori sui seminari Diversity dell’Internet Governance Forum Italia

Pubblichiamo
la sintesi dei seminari "Un altro Genere di Internet" e "La diversità
culturale" che si sono svolti all’Interno dell’Internet Governance
Forum di Cagliari (22-23 ottobre). [QUI potete vedere il video con gli interventi]

Rapporteur Matilde Ferraro

Il tema della tutela della diversità culturale come patrimonio
comune dell’umanità, interessa trasversalmente tutti gli altri temi
definiti come prioritari nell’ambito dell’Internet Governance Forum. I
due workshop dedicati al tema nell’ambito dell’IGF Italia, hanno
affrontato solo una parte degli argomenti che lo compongono. Nella
giornata del 22 ottobre si è discusso, nel primo seminario, di “Un
altro genere di Internet” e nel secondo, di “Diversità culturale” più
in generale.
Da entrambi sono emersi alcuni punti nodali del dibattito
internazionale e nazionale sulla Governance di Internet.

In relazione alla questione “Donne e tecnologia”,
si è innanzitutto sottolineato come un grande serbatoio di innovazione
per il nostro paese può essere rappresentato dalle donne: una risorsa,
in termini di competenze e non solo, oggi ancora sottovalutata e
sottoutilizzata. Donne e tecnologie della conoscenza, erano i due
grandi obiettivi di Lisbona, che rischiano di essere mancati dal nostro
paese e per questo serve un grande scatto di consapevolezza. Mentre
segnali incoraggianti arrivano dalle fasce più giovani della
popolazione, dove le adolescenti hanno equiparato i loro coetanei
nell’utilizzo della Rete, ciò non si può dire per altre fasce d’età,
difatti più l’età cresce, più il divario tra uomini e donne
nell’utilizzo della Rete aumenta. Le cause sono prevalentemente legate
a ragioni economiche, mancanza di tempo da parte delle donne (già
impegnate nel lavoro e nelle attività di cura), difficoltà ad accedere
ad una istruzione di qualità. Permane inoltre uno stereotipo di genere,
per il quale le donne sono meno “adatte” alle tecnologie. In Italia, il
numero di laureate in materie scientifiche è estremamente basso, con un
trend che è addirittura in calo del 5% negli ultimi 4 anni, a fronte di
un mercato del lavoro nel settore tecnologico che in Europa entro il
2010 vedrà un deficit di 300.000 unità.

Un concetto emerso con forza nel seminario è la confutazione dell’idea che la tecnologia e la rete siano neutrali.
Si è partite dall’osservazione che negli artefatti tecnologici si
nasconde la costruzione di un punto di vista proprio di chi le ha
create e quindi gender oriented, nello specifico, dietro ad una
tecnologia che si pretende essere universale (valida per tutti e tutte)
in realtà troviamo una tecnologia studiata e realizzata prevalentemente
da uomini. Questo moltiplica le barriere di accesso per le donne e
contribuisce ad acuire il senso di estraneità che è fra le principali
cause del gender digital divide.

Le donne, non essendo orientate ad un utilizzo consapevole e critico,
diventano più facilmente delle consumatrici passive. Un obiettivo
dovrebbe quindi essere quello di “decostruire” il concetto stesso di
rete e tecnologia per rielaborarlo e ricostruirlo in un modo diverso,
per far emergere l’identità di genere anche in Internet, in sostanza per poter anche come donne “Abitare la rete”.
Alcune esperienze realizzate in Italia dimostrano che tutto questo è
possibile, la Regione Emilia Romagna e l’associazione Orlando hanno
realizzato le Linee guida di genere per l’eGovernement, che sono
scaturite da un più ampio intervento di azione sul contrasto al divario
digitale di genere, attraverso la realizzazione di piattaforme software
e portali (come www.women.it ). Iniziative analoghe potrebbero essere
replicate in altre regioni italiane. Il progetto Technèdonne si è
occupato di produrre software orientato al genere. Al suo interno
infatti, è stato realizzato, il search engine “Cercatrice di rete”: si
è cercato, utilizzando un software open source, di popolare il data
base della macchina, così costruita di altri dati, ed è stato
constatato come il funzionamento del page rank cambia al mutare dei
dati analizzati. La tecnica dei “motori di ricerca” tradizionali premia
chi ha più capacità di essere nominato, finendo per veicolare solo una
determinata cultura. Ciò che non emerge non esiste. Questo creerà
grandi differenze culturali. Mentre, Cercatrice di rete, localizza i
testi e mette insieme un lessico che non è quello dominante.
Bisognerebbe mettere in rete tanti “cercatrice di rete” – web
localizzato – è questa certamente una nuova frontiera dei temi della
democratizzazione del web.
Infine, da tutte e tutti i partecipanti al seminario è emersa l’esigenza di creare un tavolo permanente di discussione su Genere ed Internet nell’ambito dell’IGF Italia.

S4 – Così come il tema della diversità di genere è tema trasversale a tutti gli ambiti dell’IGF, il tema della diversità culturale,
affrontato nel secondo seminario, è composto da aspetti che incidono
nel dibattito relativo all’accesso, alla sicurezza, alla openess, alle
Internet critical resources.

Negli ultimi anni si sono registrati alcuni progressi che fanno ben
sperare rispetto alla tutela delle diverse culture e lingue del
pianeta. Tuttavia, ad oggi, ad essere rappresentate in rete sono solo le lingue, e quindi le culture, dominanti.
Ma le lingue rappresentano la chiave di accesso alla conoscenza, la
diversità linguistica nella società umana deve essere paragonata alla
biodiversità nella natura. E’ quindi essenziale promuovere la
diffusione di contenuti in lingua locale e di rilevanza locale.
Affinché questo avvenga bisogna ripensare globalmente le tecnologie,
spesso scritte e pensate in lingue dominanti e secondo modelli
culturali prevalentemente “occidentali”. Un progresso è rappresentato
dalla decisone di ICANN, dello scorso giugno, di internazionalizzare i
domain names. In sostanza, di lavorare per adattarli a modalità di
scrittura diverse da quella latina, come ad esempio l’arabo, il
cirillico, le lingue ideografiche (come il giapponese).

Un errore concettuale legato al tema della diversità (anche nel nostro
paese) è il ritenere che siamo di fronte ad un discorso di nicchia.
Parliamo in realtà di un numero elevatissimo di persone, che non sono
solo persone con disabilità. Il concetto di accessibilità deve essere infatti esteso:
pensiamo ad esempio all’Italia ed all’Europa, il numero di anziani, sul
totale della popolazione è in crescita esponenziale. Questi dati
richiedono una trasformazione del punto di vista della relazione
“essere umano-macchina”, vanno concepite nuove tecnologie e servizi
realmente adatti a tutte le tipologie di persone. I progetti in questa
direzione che vengono oggi portati avanti da organizzazioni
internazionali (come Unesco), associazioni come Creative commons ed
aziende, dimostrano che si possono raggiungere anche risultati di
rilievo, laddove però venga abbandonato il punto di vista etnocentrico,
che vuole la tecnologie e la Rete frutto di una visione puramente
“occidentale”.

In Italia, il lavoro da fare in questa direzione è ancora tanto e
seppure in alcune realtà, come la regione Sardegna si sta facendo un
lavoro consistente per rendere disponibile l’enorme patrimonio
culturale su internet rendendolo accessibile a tutti in modalità open,
l’impegno per sensibilizzare sul tema della diversità tutti gli
stakeholder e convincerli che le problematiche tecniche non hanno
maggiore importanza di quelle culturali è ancora lungo.

La creazione di IGF Italia, rappresenta sicuramente una opportunità unica di ragionamento ed intervento anche sul tema della Diversità in Internet.


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