Un emendamento da rettificare

http://farm4.static.flickr.com/3228/2818472613_f81b86ac71.jpgEccolo infine: l’emendamento sulle intercettazioni che amplia il suo terreno di applicazione anche ai blog raggruppandoli nella categoria di "siti informatici" [Leggi l’articolo di Punto Informatico quello di Google Italia]. I blogger normalmente non fanno informazione, prendono appunti, tengono un diario, commentano le notizie date da altri, condividono contenuti, senza periodicità. Perciò non sono testate di informazione e perciò non si applica sui blog la stessa legislazione che riguarda la stampa. 

L’intero emendamento regola le intercettazioni e pone divieti al mondo della stampa che non potrà più pubblicare un solo rigo relativo indagini con intercettazioni fino a che non si arriva al processo. Non si potrà più scrivere che tizio e caio sono indagati se si è arrivati all’indagine attraverso le intercettazioni. La pena per chi trasgredisce è il carcere o una multa salata.

Per il mondo giornalistico che segue il principio del "dovere di informare" questo diventa un atto di vera e propria censura. Un modo per tutelare l’immagine di alcuni soggetti mentre non c’e’ dubbio che il rom sorpreso a raccattare rame sarà schiaffato in prima pagina senza nessuna conseguenza.

In tutto ciò i blog c’entrano poco perchè non sono "giornalismo d’inchiesta" per quanto a volte mettano in rilievo informazioni che nessuno nota mai. Un blogger non ha un collegamento diretto con la procura e dunque è difficile che possa pubblicare gli atti di una inchiesta con intercettazioni allegate.

Sui siti – così chiamati in senso generico senza fare una distinzione tra social network, siti, blog, twitter, facebook, wiki, myspace, youtube e così via – si esercita il diritto di esigere rettifiche (da pubblicare senza commento dandogli il massimo della visibilità) entro e non oltre 48 ore su richiesta dell’interessato qualora un blog dovesse comunicare qualcosa dal quale l’interessato può sentirsi offeso. Pena il pagamento di una cifra che va dai 15 ai 25 milioni delle vecchie lire come sanzione. Chi gestisce un blog viene trattato come se fosse un direttore di testata senza che lo sia.

Avere l’obbligo di pubblicare dichiarazioni o rettifiche entro 48 ore significa che se io il giorno prima riprendo una nota stampa e la commento per condividere le opinioni con amici ed amiche, se quella nota parla di cosa ha fatto il tal dei tali della organizzazione di estrema destra e se il tal dei tali esige rettifica, mi ritrovo mio malgrado ad essere ulteriore palcoscenico per gente alquanto dubbia.

Se il premier papi fa una cosa che non apprezzo e io riprendo la notizia e la commento, lui si offende ed esige rettifica, sarò costretta a pubblicare la sua foto con capelli finti e sorriso photoshoppato?

Partendo dal presupposto che un blog ciascuno lo dedica a quello che vuole, che ci si scrive gratis, per hobby, per tenere una agenda delle cose che soggettivamente si ritengono impotanti, che ci si scrive senza trarne alcun vantaggio (perchè il blogger in italia non è una professione come invece lo è in america dove ci sono fior di blogger pagati), perchè mai i blogger e le blogger dovrebbero subire ricatti, vessazioni e persecuzione a scopo repressivo che individuano in essi una categoria – come sarebbe quella della stampa – con pro e contro, vantaggi e svantaggi, soprattutto con uno stipendio, diritto a sanità e pensione che noi ce li sogniamo, se a quella categoria per l’appunto non appartengono?

A fronte di tanti svantaggi allora bisognerebbe pensare ai vantaggi. Diverso sarebbe con un emendamento che tutelasse la libertà di stampa e di espressione, come in america, e stabilisse che che fare il blogger è una professione con pro e contro. Per distinguere chi fa web per hobby da chi lo fa assumendosene i rischi.

Se ci sono i rischi e la persecuzione allora ci vorrà qualche vantaggio. Se i blogger non sono niente e non rappresentano niente se non dei normali cittadini che tengono un diario online, allora non si capisce perchè dovrebbero "rettificare" o pubblicare le "dichiarazioni" altrui.

Quindi la domanda è: si sta sancendo di fatto l’attribuzione di un ruolo differente ai blog? Li si sta paragonando alla stampa? Chi ci scrive ha il dovere di essere un giornalista iscritto all’albo? Prende uno stipendio, lucra su quello che scrive? Gode di privilegi e diritti quali cassa mutua e pensione? Può vantare l’appartenenza ad una categoria professionale?

Se così non è, e non lo è, io sono una normale cittadina che già deve obbedire a leggi precise, inique e repressive, ma tant’è, e ad una normale cittadina non si chiede di adempiere all’obbligo di pubblicare rettifiche.

E’ come se io un bel giorno parlassi dal balcone con la mia vicina e commentassi un fatto sull’ultima decisione dell’amministratore di condominio. L’aministratore lo viene a sapere e mi dice che si sente offeso: in quel caso cosa dovrei fare? Attaccare uno striscione al balcone con su scritto: "l’amministratore di condominio si sente offeso", per adempiere ad un obbligo di rettifica?

Sui blog poi, se il legislatore si prendesse la briga di vedere di che si tratta, ci sono anche i commenti e chi ne ha voglia può commentare e ogni commento rappresenta di per se’ una rettifica, anzi più d’una. 

Ma come si rettificano le opinioni? A capo chino mentre ci prostiamo e chiediamo scusa a tutti coloro i quali hanno meritato la nostra attenzione?

Imporre il dovere di rettificare le opinioni è già censura. Imporre una regola che colpisce soprattutto i siti di informazione indipendente, a parte i blog, significa spegnere l’unica forma di comunicazione fino ad ora non controllata dal centro destra.

Qui si continuerà a fare presidio attivo del web per parlare di sessisti, violentatori, pedofili, uomini che commettono femminicidio, istituzioni che violentano le donne, e sarebbe carino che qualcuno desse a me la possibilità di chiedere "rettifiche" tutte le volte che leggo parole offensive nei confronti di tutte le donne.

Ma questo è, per ora, giacchè non ci arrendiamo. Poi qualcuno però ci deve spiegare perchè su internet siamo tutti perennemente "intercettati" e controllati senza che vi sia alcuna attenzione per la privacy di nessuno. Ecco l’articolo (tratto dall’emendamento) che ci interessa. Buona lettura.

28. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) dopo il terzo comma è inserito il seguente:

«Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»;

b) al quarto comma, dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «, senza commento,»;

c) dopo il quarto comma è inserito il seguente:

«Per la stampa non periodica l’autore dello scritto, ovvero i soggetti di cui all’articolo 57-bis del codice penale,provvedono, su richiesta della persona offesa, alla pubblicazione, a proprie cura e spese su non più di due quotidiani a tiratura nazionale indicati dalla stessa, delle dichiarazioni o delle rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro reputazione o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto di rilievo penale. La pubblicazione in rettifica deve essere effettuata, entro sette giorni dalla richiesta, con idonea collocazione e caratteristica grafica e deve inoltre fare chiaro riferimento allo scritto che l’ha determinata»;

d) al quinto comma, le parole: «trascorso il termine di cui al secondo e terzo comma,» sono sostituite dalle seguenti: «trascorso il termine di cui al secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, e sesto comma» e le parole: «in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo e quarto comma» sono sostituite dalle seguenti: «in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, quinto e sesto comma»;

e) dopo il quinto comma è inserito il seguente:

«Della stessa procedura può avvalersi l’autore dell’offesaqualora il direttore responsabile del giornale o del periodico, il responsabile della trasmissione radiofonica, televisiva o delle trasmissioni informatiche o telematiche non pubblichino la smentita o la rettifica richiesta».

—>>>foto di De Balie


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