[Ecco 4 delle tante temibili femministe a sud]
Sin dai primi tempi in cui abbiamo iniziato a presidiare e monitorare la rete, ritenendo a ragione che non fosse uno spazio neutro, abbiamo sommato innumerevoli esempi di misoginia e sessismo, talvolta persino vera e propria istigazione alla violenza contro le donne. L’odio per le donne non è una cosa a se’ stante. Viaggia di pari passo con l’odio verso tutti i generi che mettono in discussione il modello patriarcale, quindi i gay, le lesbiche, le trans, persino gli uomini che comunque non si riconoscono più in un modello anacronistico di mascolinità. Motivando l’odio su base economica diciamo che quello stesso odio che costringe noi ad essere dipendenti, controllabili e relegate ai lavori di cura, tocca anche le donne migranti nella misura in cui vengono sottomesse ad un unico stile culturale che le piega al ruolo di badanti.
Per prima cosa abbiamo verificato i livelli di egemonia che in termini culturali il fenomeno andava assumendo e dall’altro lato consideravamo che le energie femminili in lingua italiana e in rete, le intelligenze portatrici di altri significati, alternativi, erano veramente poche. Negli ultimi anni il web si è andato invece via via popolando di presenze notevoli, di voci diversificate che finalmente interrompevano monologhi aggressivi rivolti sempre e solo contro chi si opponeva ad un bruttissimo modello di società nostalgico del ventennio fascista.
La nostra presenza, come era prevedibile, ha attivato un conflitto che come tutti i conflitti poteva risolversi in un dibattito parallelo, ciascuno nei propri spazi tenendo conto del fatto che ciascun@ è liber@ di manifestare la propria opinione, oppure, com’è stato, in una vera e propria aggressione da parte di quelle realtà che si sono sentite minacciate dalla nostra presenza.
Analizzare quanto è successo è utile per comprendere quanto poi siano simili le dinamiche che nei rapporti tra sessi portano a tragici eventi tutt’altro che virtuali.
Innanzitutto ci siamo guadagnate il diritto di esistenza, il diritto di parola. Sappiate che non è per nulla scontato. Esprimere la nostra opinione è stata una grande fatica. Noi siamo abituate ad agire i conflitti e non a subirli e quindi tutte le volte che qualcun@ ha provato a misurarsi con noi non abbiamo avuto alcun problema a dire quello che pensavamo.
Lasciavano commenti offensivi e minacciosi? Li abbiamo segati via senza lasciarci intimidire. Denunciavano censura? Rivendicavamo il diritto a veicolare contenuti utili e non insulti. Ricevevamo acide e velenose mail? Le abbiamo ignorate. Qualcun@ ci indicava al branco per istigare al linciaggio? Noi andavamo avanti e costruivamo un sapere alternativo che volevano nascosto, cancellato, defunto. Volevano impedirci di esistere? Noi abbiamo denunciato quanto avveniva e abbiamo studiato ed elaborato forme di autodifesa.
I toni delle discussioni sono stati del tipo: "non potete permettervi di…" come se noi dovessimo aspettarci il permesso di qualcuno, presumibilmente un uomo, per poter esprimere la nostra opinione.
Il fatto vero è che questi uomini che per troppo tempo avevano usato la comunicazione in rete come specchio delle loro magnifiche gesta alla fine ritenevano di aver trovato un mondo in cui alle donne fosse proibito parlare, essere visibili. Sono uomini che non amano essere messi in discussione, che non accettano che la opinione delle donne, quella critica che non è appiattita su opinioni maschiliste, componga una opinione più generale che comprenda tutti/e, uomini che si rifugiano in un fragilissimo modello fatto di dogmi e di tradizioni che gli si sgretolano tutto attorno.
I maschi della rete che sono aggressivi con le donne sono uomini che evidentemente hanno grandi problemi con le donne nel corso delle loro vite. Non è un caso se i maggiori attacchi a tante di noi sono stati rivolti da soggetti di grande fragilità emotiva che si affidano a idee forti o a leader fanaticamente carismatici che li conducano alla sconfitta delle donne e alla vittoria sull’universo mondo.
Sembrano uomini ferocemente in conflitto con l’altra per evitare di aprire un conflitto con se stessi. Se il loro rapporto non è andato bene non se ne assumono alcuna responsabilità. Giocano al rimpallo delle colpe per cui le donne picchiate se lo meritavano, quelle violentate hanno provocato, quelle che hanno osato separarsi e divorziare sono malefiche creature che vogliono condannarli all’inferno. Tutto ciò senza capire che quella mentalità è l’anticamera dello stupro e del femminicidio.
Sembrano uomini che si affidano a persone sbagliate per orientare le loro fragilità e che concepiscono le relazioni in un’unica direzione: mors tua vita mea. La coesistenza tra generi diversi per loro è una bestemmia. Per vivere hanno bisogno di individuare un nemico, per risolvere le loro paure hanno bisogno di abbatterlo. Poco conta se quel nemico cambia di volta in volta, sia esso frocio, immigrato, donna, perchè la dinamica è sempre la stessa. Perchè non c’è nessuno sforzo di comprensione delle complessità e non c’è alcuna voglia di guardarsi dentro e di stabilire con se stessi un rapporto sincero a partire dall’accettazione dei propri limiti.
E’ una immaturità diffusa quella che molti maschi in rete diffondono attraverso le loro parole, in un registro di offese, di pensieri distorti, di desiderio di primeggiare, come quel patetico tentativo di ridefinire i numeri delle violenze che Rino della Vecchia compie affermando che il numero di donne che muoiono, soffrono, patiscono violenze di ogni tipo per mano maschile è inferiore a quello che viene divulgato dalle statistiche italiane, europee, mondiali persino. Lo chiamano "complotto" e impastano i numeri a firma di soggetti che sembrano parte di un mazzo di carte che mischia e rimischia produce sempre gli stessi nomi, le stesse associazioni, gli stessi spazi, le stesse motivazioni di partenza.
E’ una grande fragilità e una totale mancanza di solidità ed equilibrio – che non ci commuovono per niente – quella mostrata da maschi così ferocemente concentrati ad odiare "le femministe", a produrre pagine false interamente a gestione maschilista alla quale aderiscono sigle che fanno capo sempre agli stessi gruppi di uomini finanche a gruppi politici di estrema destra, a diffondere falsità sul conto delle femministe, a metterle a paragone con ladre, assassine, sterminatrici dell’umanità [guardate il video].
Non che questo ci sorprenda giacchè il papa per primo ci ha chiamate terroriste ma riteniamo che lui lo faccia perchè sostiene un ruolo sul quale poggia un interesse di tutta la chiesa. Si tratta di mantenimento di potere, di privilegi, di molte cose che sapete, con tutto il rispetto parlando. Ma questi maschi della rete, non già i teorici, i leader che normalmente ricavano una gratificazione morale dall’avere un seguito, ma tutti gli altri: disoccupati, operai, impiegati, precari, cosa mai possono guadagnarci nel non affrontare i propri reali problemi e nell’addebitare tutte le loro sofferenze alle donne? Quale misero potere intendono mantenere? Quello di poter scorribandare per tutta la rete, di sito in sito, di forum in forum, pisciando sui territori per riflettersi su essi e serbare l’illusione di esistere? Quello di provare a intimidire, a costringere al silenzio in un gioco sadico che risveglia forse passioni e vitalità frustrate in altri ambiti, compreso quello sessuale?
Vogliamo sperare di no e ci poniamo il problema giacchè non siamo stupide e certamente non ci fermiamo all’apparenza delle cose ne intendiamo istigare all’odio per nessuno. Semplicemente ci dispiace, per esempio, che molte discussioni in rete diventino veramente problematiche perchè stanno a monte di altri conflitti che la società, forse la giurisprudenza non risolvono.
La maggior parte di siti, spazi web, forum maschilisti, sessisti e misogini gira e rigira alla fine raccolgono uomini che sostengono la bigenitorialità, padri separati, maschi che stanno facendo una guerra per togliere i figli alla ex moglie, per criminalizzare l’ex compagna e persino il centro antiviolenza che l’ha ospitata assieme al figlio.
La bigenitorialità, l’affido condiviso, ha vita abbastanza recente e la sua applicazione viene sostenuta con forza da persone che tra le altre cose – tutte assolutamente NON condivisibili – divulgano documenti che contengono anche frasi come questa:
"Cosicché l’attenzione sessuale diventa molestia, l’esercizio del dovere coniugale dal parte del partner diventa stupro, un banale litigio diventa violenza fisica, una critica al vestito o alla pettinatura é considerata violenza psicologica, un blando rifiuto diventa limitazione della libertà personale, la necessità di chiarire situazioni ambigue diventa violazione della privacy, la richiesta di una equa distribuzione delle risorse familiari diventa ricatto economico."
Così capiamo che la frase di Claudio Risè – "Le nostre ex spose non ci permettono di vedere i nostri figli, ci fanno sentire dei mendicanti…" – registrata perchè rappresentativa di un conflitto tra i sessi nel libro di letizia paolozzi e alberto leiss "La paura degli uomini", è una delle ragioni di quel conflitto. Quel personale/politico che i maschilisti non amano mettere in campo poichè la discussione si concentra sulle "ex spose" e non su se stessi in uno sforzo di reciprocità necessario.
Dunque il nemico diventa lei, oppure il magistrato che le ha affidato il bambino e ha stabilito gli orari in cui il padre può vederlo, e la poverissima legislazione che tutela le donne da molestie, stalking, violenze, stupro, femminicidio, la società che non lascia che gli uomini facciano un po’ come gli pare, cosa che avveniva un tempo e che in realtà avviene ancora adesso. Una società che stigmatizza prepotenze, arroganze, brutalità, aggressività e che talvolta si schiera dalla parte della vittima invece che del persecutore.
Troppo semplice? Certo. La semplificazione corrisponde al modello che la società patriarcale, proprio quella che questi uomini evocano come migliorativa dei loro stili di vita, ha costruito per dividere buoni e cattivi, usare la repressione come metodo di risoluzione del conflitto e assicurarsi il pieno controllo di gestione (loro la chiamano "difesa") della vita delle vittime.
Le cose sono sempre più complesse rispetto al modo in cui vengono rappresentate ed è a quella complessità che si rivolge la nostra lotta, la nostra battaglia quotidiana. Come può però un uomo fare pesare quella complessità, urlare al mondo che non è il mostro che tutti vogliono etichettare come tale se passa da una estremizzazione all’altra? Se non riconosce i propri limiti e descrive le donne, le femministe, come mostri? Tutto ciò avviene a partire dalle stesse immagini divulgate, donne muscolose, irreali, con i volti di morte viventi, facce spaventose, per costruire un immaginario fatto di odio e vendetta, per realizzare una visione del genere femminile che evidentemente è personale, appartiene cioè al soggetto o ai soggetti che la divulgano.
Le separazioni sono momenti complicati. Spesso violenti. Non si possono offrire appigli a nessun genere di violenza, non si può banalizzare, minimizzare così come fa il documento sulla bigenitorialità perchè è proprio quella minimizzazione che offre la legittimazione sociale per le violenze maschili subite dalle donne.
Quello di cui si sta parlando è una lotta per i diritti delle donne, dei soggetti deboli. Quello di cui parlano costoro è una guerra per mantenere lo status quo, per relegare le donne al silenzio, in stato di subordinazione, per svilire il loro parere, per farle passare da bugiarde quando denunciano una violenza, uno stupro, salvo poi dover ricorrere a scuse "ideologiche", irresponsabili e ignobili – quel "sono depressi" – quando quelle donne muoiono per davvero, lasciando tracce visibili di carne e sangue che nessuno vede e che in molti cercano di nascondere.
Gli avvocati matrimonialisti per esempio sostengono da un po’ di tempo che non bisogna concedere alcun affido agli uomini responsabili di violenze perchè la bigenitorialità è stata spesso elemento sfruttato dagli ex mariti per controllare le ex mogli, per molestarle, per perseguitarle, per imporre altre violenze.
Tutte le donne separate sanno bene che è proprio il momento della separazione che spesso si tramuta in violenze irreparabili. Tutte le donne separate sanno quanto sia difficile realizzare con l’ex marito un accordo sereno che permetta ad entrambi di essere presenti nella vita dei figli. Tante donne separate sanno che la maggior parte delle volte gli ex mariti non vogliono contribuire in termini economici alla crescita del figlio e non hanno alcun interesse ad assumersi responsabilità di nessun genere a meno che non riescano ad accedere in un modo o nell’altro al corpo della ex moglie. Tante donne separate sanno quanto è difficile crescere un figlio da sole, mantenerlo e dover difendersi dagli attacchi crudeli di una persona che nella migliore delle ipotesi le perseguiterà solo nei primi anni dopo la separazione, nella peggiore lo farà per tutta la vita.
Ci sono donne che non osano neppure pretendere gli alimenti che spettano al figlio perchè solo ad attivare procedure giudiziarie l’ex marito potrebbe risvegliare odio e violenza di cui esse fanno perfettamente a meno. Ci sono donne che invece pretendono dai loro ex mariti una assunzione di responsabilità e questo viene recepito dall’altro lato quasi come una ingiustizia perchè diventare grandi, crescere, essere persone adulte, è una cosa difficile.
Così ci sono i padri separati che chiamano le ex mogli "sfruttatrici", quelli che non concordano con i tempi di visita stabiliti dal giudice, quelli che parlano di un sistema giudiziario totalmente schierato a favore delle donne. Nulla di più falso. Quello che in concreto avviene, a proposito del quale probabilmente discutono i genitori separati nei loro raduni annuali, è il fatto che la legislazione lentissimamente, in qualche modo, evolve in direzione della tutela dei soggetti che vengono ritenuti vittime. Ecco dunque spiegato il passaggio dalla visione complessa che avrebbe potuto trovare una linea di evoluzione reciproca al capovolgimento della questione. Non resta che far passare i carnefici per vittime e le vittime per carnefici. Meglio: non resta che negare in modo assoluto la condizione di subordinazione e discriminazione che le donne da sempre vivono e le innumerevoli violenze che subiscono.
– Le donne? Carnefici, come abbiamo detto, addirittura istigatrici dell’odio verso gli uomini.
– Le vittime di violenza maschile? Non esistono. Tutte bugie, invenzioni della stampa e delle femministe che nascondono i dati reali che corrisponderebbero invece con un alto tasso di uomini vittime di donne malefiche (che poi occultano i cadaveri che nessuno trova mai).
– Le ragazze che denunciano uno stupro? Bugiarde, vendicative, ci stavano, provocavano.
Eccetera eccetera eccetera.
Per fare passare questi concetti, come ben altri esempi revisionisti ci insegnano, è necessario manipolare numeri e parole, distorcere il senso delle frasi e addirittura storpiare, intervenire, modificare in senso completamente improprio concetti documentati, sostenuti da dati storici e contenuti nella enciclopedia di rete – wikipedia – sulla quale molti hanno purtroppo messo le mani facendolo diventare uno strumento inaffidabile.
Intervenire su questo, osservarlo, denunciarlo a noi è costato un bel po’ di fatica ma siamo venute a popolare la rete per esistere, agire e resistere e raccontandovi di queste cose, condividendo con voi queste informazioni intendiamo invitarvi a fare altrettanto.
Attivate un blog, un sito, un forum. Siate presenti in rete quanto lo siete nella realtà perchè questo è uno spazio di diffusione di idee e se le nostre idee non ci saranno alla fine non esisteremo neanche noi. Per voi l’Abc della femminista teknologica.
Post scriptum, rivolto ai maschilisti: volendo, anche noi sappiamo creare pagine false, confondere l’indicizzazione dei canali di ricerca ripetendo più e più volte – per esempio – le parole "padri separati" o "forum maschile" o altre ancora associate a tutte le nefandezze possibili. Ma il nostro uso della rete è corretto perchè riteniamo che la nostra presenza non debba cancellare quella degli altri. Noi non manipoliamo dati e non inventiamo niente. Noi rispettiamo la netiquette con policy antisessista. La violenza maschile, quella che cancella le donne affinchè l’uomo eserciti il proprio dominio, non ci ha mai riguardato e non ci riguarda. Giusto per dirvi che non intendiamo applicare le regole machiste al nostro uso della rete e che i veri violenti, autoritari, fascisti, maschilisti, sono quelli che distruggono persino il diritto di esistenza delle opinioni altrui. Noi, invece, preferiamo costruire. E’ tutto.
Per tutt*, se ne avete voglia, ecco la lista di post riferiti alle cose che abbiamo osservato in rete:
La sessualità secondo il maschio pensiero
Vogliamo il diritto di attraversare il web senza essere costrette al silenzio. Stalking digitale e squadrismo maschilista in rete
La teoria maschilista della schiavitù femminile
La negazione dell’orgasmo e lo stupro
Wikipedia e il sessismo: come i maschilisti hanno distorto il senso di una parola
Chi tocca i maschilisti muore!
Wikipedia e il maschilismo, ancora
Wikipedia under attack fascio-maschilista, update
Wikipedia in mano a fascisti e maschilisti?
Siti antifemministi: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono
La rete non è neutra
Di altre web-mobilitazioni antisessiste potete leggere qui e qui.