Category Archives: Activism

Flat/Bologna: spunti di discussione per il tavolo sulla Comunicazione

Per chi non fosse informato su Flat e dintorni potete leggere QUI. Quello che segue è un contributo alla discussione che ci vedrà riunite il 14/15 giugno a Bologna.

Intro

Il tavolo su
“Media, linguaggi ed immaginari.
Strategie e pratiche di autorappresentazione e riappropriazione dei mezzi di
comunicazione e dei linguaggi”
della due giorni che si è svolta a Roma il 23/24 febbraio [leggete le conclusioni] è stato utilissimo
affinché avvenisse uno scambio di esperienze che in qualche modo hanno chiarito
quale fosse la strategia di comunicazione possibile per dare visibilità alla
nostra lotta senza essere subordinate alle regole imposte dai media mainstream.

Anzi dal 24 novembre in poi si è
avviato un percorso che è stato sempre più diretto a realizzare ambiti di
comunicazione “condivisa” (la mailing list e il blog invece che il sito e la
newsletter
)  per favorire una maggiore
partecipazione e per far coincidere lo strumento di comunicazione (Flat) con
l’intenzione di moltiplicare la nostra presenza in rete in una modalità virale
(con più blog) e di far corrispondere i principi che la rete femminista e
lesbica condivide con il progetto che ci ospita (autistici/inventati:
antisessismo, antirazzismo, antifascismo
).

In generale si è preferito dunque
applicare la regola del farci media piuttosto che inseguire i media ufficiali.
Comunicare all’esterno dunque a partire dai nostri mezzi di comunicazione,
tutti quelli di cui disponiamo e che impareremo a crearci. In questo senso e’
stato proposto un workshop pratico in cui si è spiegato per sommi capi come,
dove e perchè fare un blog (potete trovare molti argomenti proposti nell’Abc
per la femminista tecnologica
).

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Do it yourself! Artigianato, hacking e sessualità

http://www.youtube.com/watch?v=mSmsmfq0RlU

Sabato 24 e Domenica 25 maggio a Bologna, a cura di Bricolaje Sexual, si tiene il workshop per l’autocostruzione del vibratore, del dildo e della custodia per contenerlo.

Bricolaje sexual e’ un progetto sui saperi e i piaceri
delle donne. Sono due ragazze di Barcellona che da anni si occupano di
manipolazioni delle tecnologie e di erotismo. Dal 2005 organizzano in
tutta Europa laboratori per l’autocostruzione di sex toys.


DO IT YOURSELF! Artigianato, hacking e sessualita’

a cura di Bricolaje Sexual


Più info qui
: http://www.sindominio.net/~bricolaje/brico/bricoangl.html

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E’ in arrivo il settimo Eclectic Tech Carnival

http://core.servus.at/system/files/images/header01.img_assist_custom.gif

Invito rivolto alle donne  (biologiche e non)

Il settimo Eclectic Tech Carnival si svolgerà dal 25 al 31 maggio ad Amsterdam.

L’/ETC è l’unico momento di condivisione di saperi sulla tecnologia che
si svolge ogni anno sin dal 2002. Ci sono sempre state donne che hanno
condiviso la loro esperienza, conoscenza circa il free software, l’open
hardware e molto altro in un modo divertente.

Noi invitiamo tutte le donne che sono interessate all’Eclectic Tech Carnival a registrarsi attraverso il form: https://eclectictechcarnival.org/register

La registrazione è possibile sino all’evento, sebbene noi non
possiamo garantire nessun rimborso viaggio, nessuna ospitalità, ma
faremo del nostro meglio per trovare a ciascuna un letto. 

Partecipate! Voi potete seguire un evento o se volete presentare
un workshop, una lettura, una performance, una esibizione, un
intervento, dite il vostro nome, presentatevi e l’/ETC vi darà il
benvenuto.

Oltre alla condivisione di programmi e informazioni, quest’anno l’/ETC
si concentrerà su un numero preciso di specifiche questioni politiche
che riguardano sempre il mondo della tecnologia. In più noi vorremmo
occuparci della questione della privacy in rete.  

La partecipazione all’/ETC 2008 richiede un contributo:

Per tutti i sette giorni: una somma che va dai 30 ai 120 euro (a vostra discrezione e secondo le vostre possibilità)

Per un solo giorno: 6 euro.

La sera saremo aperti al pubblico senza alcuna richiesta di contributo.

Nella fase di registrazione ci interessa raccogliere dati che
riguardano la provenienza e le personali priorità (perchè sono tante e
diverse le donne che partecipano all’evento). Ogni persona effettuerà
la registrazione: partecipanti, coordinatrici di iniziative e
organizzatrici. E’ bene specificare poi che tipo di pasto preferite, se
va bene per tutte cibo vegano.

Noi non accettiamo un pagamento online così per favore si disponibile a pagarci in contanti, in euro, quando arrivi.

Noi abbiamo riservato un numero limitato di posti presso un ostello
giovanile per chi arriva prima. Se ci sono altre persone che hanno
bisogno di alloggio noi faremo del nostro meglio per trovare loro un
letto presso amici e conoscenti in città. 

C’e’ la possibilità di ottenere un contributo per la spesa di
viaggio. Ricordate però che non rimborsiamo spese per biglietti aereo
ma solo per viaggi in treno in 2° classe e biglietti per bus. Tutto
questo alla condizione che voi vi registrate prima dell’1 aprile 2008.
Noi valuteremo ogni richiesta individualmente.

Prego sentitevi libere di contattarci in qualunque momento a partire da ora.

Contatti :

L’/ETC 2008 è organizzato da Genderchangers e EYFA.
www.genderchangers.org
www.eyfa.org

—>>>Da Femminismo a Sud 


HACK.Fem.EAST


Leggo
su Gerdaphoto e vi risegnalo:

HACK.Fem.EAST

Women, Technology and


Networks in Eastern Europe

10 maggio – 22 giugno 2008

Kunstraum Kreuzberg / Bethanien Berlin


Apertura: 9 maggio, dalle 19.00

Un
progetto di Tatiana Bazzichelli e Gaia Novati, sponsorizzato da Hauptstadtkulturfonds con il supporto dell’Institutes für
Auslandsbeziehungen. HACK.Fem.EAST
presenta pratiche sperimentali e artistiche di artisti e attivisti che
nell’Europa dell’Est lavorano con network digitali. Il soggetto
principale sono i media, l’arte e l’hacking.

Le principali protagoniste sono le donne, o progetti in cui le
donne rivestono un ruolo importante. Scopo del progetto e’ quello di
fornire e sviluppare un network, attraverso la mostra, l’inaugurazione,
due giorni di conferenze, la pubblicazione di un giornale e un sito web.

Network esistenti, da 11 paesi dell’est, formano il cuore del progetto
e la base per la mostra. In tutto 11 network sono invitati a visitare
il Kunst-raumes
Kreuzberg / Bethanien per presentare il proprio lavoro, le proprie
strategie e i propri scopi sotto forma di video o installazioni
digitali, documentari e presentazioni.

Il 10 e 11 maggio si terra’ una
conferenza, allo scopo di unire i vari network e discutere delle
prospettive delle donne nella cultura dell’Europa dell’Est, e allo
stesso tempo di fornire un forum per una forma di politica radicale,
basata su progetti artistici mediatici e su internet, performances,
piattaforme network, sviluppo di software, organizzazione di festival
mediatici, etc.


Per maggiori informazioni: http://www.hackfemeast.org.

—>>>Da Femminismo a Sud 


E’ nata una mailing list femminista: “Sommosse”!

Ricordate l’assemblea nazionale della donne del 12 gennaio a Roma (il link corrisponde al mio report della giornata)?
Ebbene, pubblico qui il comunicato conclusivo dell’assemblea romana, il
messaggio di benvenuto e la presentazione della nuova mailing list nazionale di
donne (Sommosse) che spiega anche
quale sarà il progetto di comunicazione che consentirà una più ampia visibilità
a tutte e una maggiore partecipazione nella costruzione degli eventi. Buona
lettura! 🙂 

********** 

COMUNICATO CONCLUSIVO
dell’assemblea nazionale del 12 gennaio a Roma

Dopo la grande manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile, il
som-movimento femminista e lesbico che l’ha organizzata si è incontrato sabato
12 gennaio a Roma in un’assemblea nazionale molto viva e partecipata.

Per dare continuità al protagonismo
politico delle donne, l’assemblea ha rilanciato il conflitto riaffermando il
principio dell’autodeterminazione sui nostri corpi e sulle nostre vite.

Vogliamo
costruire un incontro nazionale di confronto ed elaborazione, di due giorni, il
23 e 24 febbraio.

Lanciamo, insieme, una campagna
permanente di lotta contro tutti i tentativi di limitare la nostra libertà ed
autonomia, costruendo iniziative in tutte le
città il prossimo 8 marzo.

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Sono arrivat@: la Cercatrice e Politube

Di youtube e google
si è parlato assai ovunque e oramai credo sia chiaro a tutti che
riversare video sullo strumento google è come consegnargli idee di cui
poi youtube si appropria. Come dire che ci mette proprio il suo marchio
anche se il video in questione non ha copyright. Per il resto google è
diventato l’unico veicolatore di contenuti via internet che decide di
fatto cosa possiamo vedere e cosa no. Si è osservato poi che i
contenuti che google propina quando l’utente introduce una qualunque
chiave di ricerca sono sempre orientati in una certa direzione. Per via di quella caratteristica che decide di mostrare i siti più linkati invece che i siti qualitativamente rilevanti. Tra
queste è compresa quella dei contenuti maschilisti ed è per questo che
il gruppo Server Donne ha messo a punto il Progetto "La Cercatrice".
E’ ancora in fase di test ma già potete introdurre una chiave di
ricerca (che viene aiutata da suggerimenti che arrivano da una
finestrella a ventaglio) e ottenere una serie di contenuti filtrati e
orientati da un punto di vista di genere. Come dire: un canale di
ricerca non vi fa trovare tutto quello che c’e’, che esiste in rete. Vi
molla solo quello che va bene per lui o esso. La cosa pericolosa è
quindi che orienta la cultura, ti concede solamente di cercare (e ti
illude di poter scegliere) tra i contenuti che ti offre. Come la
televisione, come qualunque altro media e raccoglitore di notizie.
Perciò "La Cercatrice" è un esperimento sano, bello e vale la pena di essere seguito.

Rispetto a youtube,
altro colosso google, il problema non è solo di contenuti ma appunto di
appropriazione di idee (ricordatelo quando uploadate video dentro
quella macchina infernale). Si ragiona da più parti su come offrire una
alternativa dello stesso tipo che raccolga video (sono nati nel
frattempo i pornotube, youporn e non so che altro dello stesso genere)
e che sia agile da utilizzare per gli utenti. In Italia per quello che
ne so esistono progetti – che consentono la visione o permettono di
scaricare video – che non hanno le stesse caratteristiche (Progetto
libero e grandioso è NgVision:
raccoglie e lascia scaricare una grande quantità di video nocopyright
con un orientamento politico e culturale preciso. Ha anche una bella sezione – identità/genere/sessualità) ed esiste qualche progetto con streaming o podcast
legato ad ambizioni più rivolte verso la creazione di una televisione
su canale satellitare con possibilità di visionare i video in rete.
Poi, sul fronte della musica esiste Jamendo che rispetta le licenze e non mi pare si appropri di alcunchè.

Altrove (se può esistere
un altrove geograficamente delineato quando si parla di progetti
portati avanti in rete) si è messo a punto il progetto politico e
alternativo a youtube: Politube.org. Il sito dice:

"This website is a non-profit, digital video and audio streaming platform, operated by volunteers. The goal of the
platform is to present news and documentary material on current affairs subjects, e.g. various Middle-East
political crisis, the new-left in South America, Global Warming and European integration.
If you like to volunteer to help us, please contact us at adminATpolitube.org"

Questo
sito è una piattaforma streaming audio e video digitali no-profit
gestita da volontari. L’obiettivo della piattaforma è presentare news e
materiale documentaristico su questioni attuali che riguardano la crisi
politica nel medio-oriente, la nuova sinistra in Sud America, il
surriscaldamento del pianeta e le politiche di integrazione europea. Se
tu vuoi essere un volontario e vuoi aiutarci, contattaci su
adminATpolitube.org

(spero che la traduzione sia corretta)

Sul
sito al momento ci trovate interviste a Naomi Klein e a Noam Chomsky.
E’ o non è una utile alternativa e un esempio di quello che si potrebbe
fare oltre youtube? 

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Approfondimenti:

—>>> Luci e ombre di google (E’ uno dei libri fatti dal gruppo di ricerca Ippolita: lo puoi scaricare o se ti piace puoi andare ad acquistarlo in libreria) 

—>>> Copydown.org (Sulle
autoproduzioni con una attenzione particolare a quelle musicali. C’e’
molto sulle questioni relative alle licenze, al no/copyright e al
pianeta infausto della Siae)


Hackit 2007


Update: Guardatevi il video Hacker’s Pornography e le immagini e i racconti sull’Hackmeeting (Qui trovate il materiale raccolto nei seminari) di Perplitudine 🙂 

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L’hackmeeting è alla sua decima edizione. Quest’anno si fa a Pisa e ci troverete una grande quantità di acari, smanettoni e spiriti ammiccanti del
computer (per dirla con Cretox) , di persone che amano metterci le mani dentro per montarlo,
smontarlo, capire com’e’ fatto e poi condividere le informazioni
apprese. La prima volta che ne sentii parlare era l’anno 2001 e
l’hackit si svolgeva a Catania (al Freaknet Medialab da cui ora deriva direttamente il grandioso Poetry hacklab) dove esisteva un gruppo
che dell’hacking e della condivisione aveva fatto il motivo essenziale
di tanta pratica politica.

Vi dico ovviamente quello che ho capito io
che di macchine e smanettamenti ne capisco fino ad un certo punto. Il
mio incontro con questi poetici e strani figuri avvenne per esigenza di
un mezzo da utilizzare per dare informazioni, per comunicare.

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Cartografie resistenti: raccontare la città e la complessità

Come
si racconta una città? Con le parole,  con i disegni, con le relazioni,
con le  esperienze che coinvolgono corpi e sensi.  Con le psicogeografie.
Una città raccontata è anche passata minuziosamente al setaccio ed è lì
che si  vede cosa rimane impigliato e cosa no.  Luoghi, persone, forme
di dissenso, conflitti,  poteri.

Diventa una indagine che
studia la  complessità a partire da uno schema che  parte da un punto –
mettiamo che sia una strada, un quartiere – che poi si amplia a
raggiera per alimentare o farsi alimentare da altri punti in una rete
di nomi, fatti e cose ai quali non si permette di essere letti in forma
isolata. Tutto deriva da, tutto dipende da, tutto confina con, tutto
porta a qualcos’altro.

Nulla esiste come fatto isolato, come
momento a se’. Per ogni cosa le responsabilità e i meriti scorrono
lievi da un segno all’altro, perdendo di intensità man mano che si
allontanano dal luogo di partenza, sviluppando nuove strategie per
attraversare ogni confine che incontrano. Ma i meriti o la
responsabilità restano. La linea che unisce quei punti c’e’ tutta. Non
si interrompe.

E mentre c’e’ chi insiste nella frammentazione, nella presentazione di pezzi di realtà al centimetro, c’e’ invece chi costruisce progetti
complicati per leggerla o provare a leggerla tutta intera. C’e’ chi
ridisegna i confini della vita vissuta, così come un tempo furono
realizzate le carte per descrivere la vastità del nostro pianeta, e lo
fa attraverso uno strumento vecchio ma anche nuovo: la mappa. 

Cartografie resistenti questa cosa la fa utilizzando la tecnologia. Non solo: E’ una tecnologia che utilizza sistemi di partecipazione collettiva (Twiki)
di cui altri meglio di me sicuramente possono e sanno parlare. La
questione che ci riguarda è però che uno strumento del genere può
davvero permettere di dare uno sguardo – anche distratto per chi non ha
tempo – ad una città (come in questo caso) guardandola per insiemi, per
reti di affinità, per armonie e disarmonie, per luoghi liberati ed
altri ancora prevaricati. Tutto condito da una filosofia di base che è
certamente di parte, ma che già si piglia l’onere di tessere
complessità dove altri invece stabiliscono limiti deleteri e
parcellizzazione delle verità.

Di tutta la parte spiegata e condivisa al workshop che ieri i/le cartograf* resistenti hanno proposto all’Asilo Occupato,
mi hanno entusiasmato l’intelligenza, il ragionamento, la generosità e
la genialità del produrre o riadattare, modificare programmi, software
per darsi/dare risposte ad una esigenza collettiva, per tessere un
mosaico che non è fatto di guadagni e spesso neppure di gloria e
gratificazioni personali. 

E’ la stessa generosità che si legge
in molti altri progetti di cui spesso l’unica parte che si conosce è
l’interfaccia grafica di un sito. Autistici/Inventati,
che ospita anche questo blog, per dirne uno. Ma ce ne sarebbero molti
altri, che non censisco per ora perchè vale la pena farlo per bene,
senza far torto a nessuno, rispetto ai quali nutro la stessa complessa
– perchè fatta di conflitti
e amore incondizionato allo stesso tempo – inevitabile ammirazione.
Così affascinata e sedotta volgo al termine di questo mio report
semiserio – mentre muovo il corpo al ritmo della musica marocchina di
marocco dell’Orchestre National de Barbes, uguale spiccicata a quella
di Enzo Avitabile tranne per le lingue – sulle fascinazioni e le
passioni civili.

Al workshop io c’ero come inviata speciale di un gruppo di donne meravigliose che fanno parte del Centro Documentazione Carlo Giuliani
con le quali abbiamo tanto discusso di mappe dei corpi, della città
attraverso i corpi, attraverso i sensi, per segnare anche da un punto
di vista di genere i luoghi di ostilità e quelli non ostili. Pezzi di
complessità da inserire tra altre complessità. Da sommare, fare
insieme, condividere. Ispirate e complici anche di progetti come quello
portato avanti dalle meravigliose Sexyshock e da chi ha organizzato il festival Cartografie in Erba.
Tremo pensando a quando mi fermerò a spiegare alle mie compagne di
percorso come inserire un testo o una immagine nel bel mezzo della
mappatura. Magari un altro workshop (tra qualche mese) aiuterebbe 🙂

E infine un annuncio: l’indagine/mappa dei consultori delle Vagine Volanti
è finalmente online. Assistere ieri durante il workshop all’upload dei
materiali, con tutto il carico di ansia, di suspence (perchè quella
foto proprio non veniva su) che abbiamo condiviso è stato emozionante
come se avessi assistito ad un lungo e laborioso parto.

Il figliolo o la figliola (cyber/queer per forza di cose) dat* alla luce si chiama ConsultiAmoci ed è una utilissima guida dei consultori radiografati dagli occhi, dalle camminate e dalle ore di anticamera delle Vagine.
Ne esce fuori un quadro effettivamente imprevedibile e tristissimo se
si pensa che si tratta di sanità pubblica toscana, compagnona e tanto
ma tanto sedicente laica.

I consultori sono pieni zeppi di
obiettori di coscienza, di gente che non sa o non avrebbe problemi a
dividere la scrivania con quell* del movimento per la vita e vi sono
solo alcune fasce orarie precise – segnate su ConsultiAmoci – durante le quali si trova qualcuno disponibile per parlare di interruzioni di gravidanza o anche solo per prescrivere la pillola del giorno dopo. Per gli ospedali in cui si realizza l’intervento di interruzione il quadro è ancora più deprimente.

La
cosa grave è che negli ultimi anni siamo passati dall’uso del verbo
"prevenire" a "disincentivare". Riepilogando: chi ha la responsabilità
degli aborti fatti a pagamento negli ambulatori privati? Chi promuove e
incoraggia il business degli aborti con residui di placenta nel corpo,
con emorraggie non tamponate, con morti taciute? Chi ha deciso che può
abortire solo chi ha i soldi? Di chi è la responsabilità di quei
bambini lasciati tra l’immondizia per i quali facciamo a gara a
sprecare lacrime e commozione?

Vi lascio con l’entusiasmo per
uno splendido progetto, per una bella e necessaria indagine  e
l’amarezza per domande alle quali nessuno vorrà dare risposte serie.
Anzi no, vi lascio con il sapore del pane buonissimo, fatto in casa,
con le cipolle o non so che altro, accompagnato da verdurine e humus,
che ho mangiato all’Asilo Occupato dopo workshop. 😉

—>>>Da Femminismo a Sud


Netiquette femminista

Avete presente la netiquette? Voglio emendarla. Se faccio sul serio? Non so. Intanto mi invento una netiquette femminista 🙂

Se
è vero che la rete è uno spazio libero dove si realizza una sorta di
abbattimento delle barriere sociali e non ci sono più differenze
eccetera eccetera, allora perché la netiquette privilegia solo gli
addetti ai lavori?

Frequento la rete da
molti anni e il mio punto di vista è che la storia dell’abbattimento
delle barriere è tutta una balla buona per lasciare spazio a forme di
egemonia ambigue e totalitarie.

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La
rete può essere un fantastico luogo di lavoro e di socializzazione
creativa o un corridoio buio attraverso il quale il passaggio è
costellato da schiaffoni e pedate nel culo da parte di mani e piedi
invisibili (perchè tutelati da un anonimato che certo servirebbe a
preservare aree di libertà e non a diventare rifugio di codardi che di
mestiere sanno solo insultare e diffamare). Roba da far venire la
sindrome da accerchiamento o la paranoia (termine assai usato nella
rete).

La rete è una beffa perché finge di accogliere chiunque e
finisce per essere costellata da centinaia di luoghi settari che
privilegiano il concetto utilitaristico e meritocratico di capacità
produttiva (senza differenze di genere, certo).

La
rete è una piazza irrispettosa dove non si tiene conto delle differenze
perché tenerne conto sarebbe troppa fatica. Così si continua in una
utopia alla quale nessuno in fondo crede più, perché il restringimento
degli spazi e la burocrazia dei gruppi dice che c’e’ molto poco di
libero nella rete. Solo rari esempi che sopravvivono per convinzione
umana e politica e che di tanto in tanto provano a guardarsi dentro per
capire come procedere. Esempi che hanno a cuore la libertà in rete e si
preoccupano del reale restringimento degli spazi determinato dal
tecno-controllo e dalle costanti violazioni della privacy.

Come
nella vita reale, nella rete ci sono gruppi di affinità, ci sono
livelli di diversità che non vengono trattati in maniera adeguata. Io –  sebbene
un po’ vi abbia fatto l’abitudine – non riesco comunque a immaginare
una conversazione tra un ragazzino di 15 anni e una donna di 60 che
vada diversamente da un: “Mi spieghi per favore come posso fare questa
cosa?” e lui “Sbattiti e impara. Cerca su google.it e troverai tutti i
manuali che ti servono…”

Dove sta la libertà
in una conversazione come questa? Dove sta l’assenza di regole? Dove
sta la comunanza, la condivisione,
l’abbattimento/accettazione/comprensione delle diversità? Di quali
diversità si parla allora? Di quelle di genere? Quando stiamo nella
rete noi smettiamo di essere donne? Gli uomini smettono improvvisamente
di essere uomini? Smettiamo di essere di culture, di età e formazione
diverse?

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