Author Archives: fikasicula

Do it yourself! Artigianato, hacking e sessualità

Sabato 24 e Domenica 25 maggio a Bologna, a cura di Bricolaje Sexual, si tiene il workshop per l’autocostruzione del vibratore, del dildo e della custodia per contenerlo.

Bricolaje sexual e’ un progetto sui saperi e i piaceri
delle donne. Sono due ragazze di Barcellona che da anni si occupano di
manipolazioni delle tecnologie e di erotismo. Dal 2005 organizzano in
tutta Europa laboratori per l’autocostruzione di sex toys.


DO IT YOURSELF! Artigianato, hacking e sessualita’

a cura di Bricolaje Sexual


Più info qui
: http://www.sindominio.net/~bricolaje/brico/bricoangl.html

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E’ in arrivo il settimo Eclectic Tech Carnival

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Invito rivolto alle donne  (biologiche e non)

Il settimo Eclectic Tech Carnival si svolgerà dal 25 al 31 maggio ad Amsterdam.

L’/ETC è l’unico momento di condivisione di saperi sulla tecnologia che
si svolge ogni anno sin dal 2002. Ci sono sempre state donne che hanno
condiviso la loro esperienza, conoscenza circa il free software, l’open
hardware e molto altro in un modo divertente.

Noi invitiamo tutte le donne che sono interessate all’Eclectic Tech Carnival a registrarsi attraverso il form: https://eclectictechcarnival.org/register

La registrazione è possibile sino all’evento, sebbene noi non
possiamo garantire nessun rimborso viaggio, nessuna ospitalità, ma
faremo del nostro meglio per trovare a ciascuna un letto. 

Partecipate! Voi potete seguire un evento o se volete presentare
un workshop, una lettura, una performance, una esibizione, un
intervento, dite il vostro nome, presentatevi e l’/ETC vi darà il
benvenuto.

Oltre alla condivisione di programmi e informazioni, quest’anno l’/ETC
si concentrerà su un numero preciso di specifiche questioni politiche
che riguardano sempre il mondo della tecnologia. In più noi vorremmo
occuparci della questione della privacy in rete.  

La partecipazione all’/ETC 2008 richiede un contributo:

Per tutti i sette giorni: una somma che va dai 30 ai 120 euro (a vostra discrezione e secondo le vostre possibilità)

Per un solo giorno: 6 euro.

La sera saremo aperti al pubblico senza alcuna richiesta di contributo.

Nella fase di registrazione ci interessa raccogliere dati che
riguardano la provenienza e le personali priorità (perchè sono tante e
diverse le donne che partecipano all’evento). Ogni persona effettuerà
la registrazione: partecipanti, coordinatrici di iniziative e
organizzatrici. E’ bene specificare poi che tipo di pasto preferite, se
va bene per tutte cibo vegano.

Noi non accettiamo un pagamento online così per favore si disponibile a pagarci in contanti, in euro, quando arrivi.

Noi abbiamo riservato un numero limitato di posti presso un ostello
giovanile per chi arriva prima. Se ci sono altre persone che hanno
bisogno di alloggio noi faremo del nostro meglio per trovare loro un
letto presso amici e conoscenti in città. 

C’e’ la possibilità di ottenere un contributo per la spesa di
viaggio. Ricordate però che non rimborsiamo spese per biglietti aereo
ma solo per viaggi in treno in 2° classe e biglietti per bus. Tutto
questo alla condizione che voi vi registrate prima dell’1 aprile 2008.
Noi valuteremo ogni richiesta individualmente.

Prego sentitevi libere di contattarci in qualunque momento a partire da ora.

Contatti :

L’/ETC 2008 è organizzato da Genderchangers e EYFA.
www.genderchangers.org
www.eyfa.org

—>>>Da Femminismo a Sud 


HACK.Fem.EAST


Leggo
su Gerdaphoto e vi risegnalo:

HACK.Fem.EAST

Women, Technology and


Networks in Eastern Europe

10 maggio – 22 giugno 2008

Kunstraum Kreuzberg / Bethanien Berlin


Apertura: 9 maggio, dalle 19.00

Un
progetto di Tatiana Bazzichelli e Gaia Novati, sponsorizzato da Hauptstadtkulturfonds con il supporto dell’Institutes für
Auslandsbeziehungen. HACK.Fem.EAST
presenta pratiche sperimentali e artistiche di artisti e attivisti che
nell’Europa dell’Est lavorano con network digitali. Il soggetto
principale sono i media, l’arte e l’hacking.

Le principali protagoniste sono le donne, o progetti in cui le
donne rivestono un ruolo importante. Scopo del progetto e’ quello di
fornire e sviluppare un network, attraverso la mostra, l’inaugurazione,
due giorni di conferenze, la pubblicazione di un giornale e un sito web.

Network esistenti, da 11 paesi dell’est, formano il cuore del progetto
e la base per la mostra. In tutto 11 network sono invitati a visitare
il Kunst-raumes
Kreuzberg / Bethanien per presentare il proprio lavoro, le proprie
strategie e i propri scopi sotto forma di video o installazioni
digitali, documentari e presentazioni.

Il 10 e 11 maggio si terra’ una
conferenza, allo scopo di unire i vari network e discutere delle
prospettive delle donne nella cultura dell’Europa dell’Est, e allo
stesso tempo di fornire un forum per una forma di politica radicale,
basata su progetti artistici mediatici e su internet, performances,
piattaforme network, sviluppo di software, organizzazione di festival
mediatici, etc.


Per maggiori informazioni: http://www.hackfemeast.org.

—>>>Da Femminismo a Sud 


Un altro genere di tecnologia

Un altro genere di tecnologiaE’ un libro
a cura di Anna Capitani che raccoglie interventi di donne sul bel mondo della tecnologia
osservato da un punto di vista di genere. Personalmente sono stata
molto interessata nel leggere l’intervento di Marzia Vaccari con la
passione che trasmette nel ricordare i come, i perchè, i progetti della
Associazione Orlando.

Quello di Federica Fabbiani con la narrazione dei dietro le quinte del coraggioso FemCamp [QUI trovate i video di tutti gli interventi al FemCamp]
mi ha strappato molti sorrisi perchè capisco ogni parola di ciò che
dice e perchè – a distanza di un po’ di tempo – mi rendo conto anch’io
di come sia autoreferenziale, paranoico, totalitario il mondo dei
bloggers. Soprattutto sono d’accordo sul fatto che opporre una critica,
una nuova visione dei linguaggi, una nuova proposta che mal si
inserisce sulle "certezze" stagnanti già sperimentate, nel mondo dei
bloggers che si autoalimentano con mezzucci, piccolezze, linkini e
classifiche, vale una "scomunica" o comunque una sorta di mobbing
attivo che talvolta diventa persino "linciaggio virtuale" [Di questo e molto altro avevo parlato nel mio "Abc della femminista teknologica" – che presto vedrete aggiornato e integrato in una versione 1.1].

Mi è piaciuto l’intervento di Giulia, anche per motivi affettivi, che parla del progetto "Sorelle d’Italia"
e di come lo aveva immaginato all’inizio, motivato da un gesto di
ribellione e da una bella spinta visionaria. Ho trovato belle e interessanti in
generale un po’ tutte le descrizioni, per un motivo o per un altro. Per
alcuni ho avuto difficoltà a tirare fuori dalla descrizione accademica
le informazioni che mi piaceva trovare. Ma è un giudizio personale e
può essere che voi invece troverete utile ogni descrizione, specie se
siete digiun* dell’argomento.

A quello che già il libro
narra così bene io aggiungerei che c’e’ una categoria di donne che
hanno appreso – soprattutto nell’ultimo decennio – l’uso della
tecnologia per motivi puramente militanti, quindi squisitamente
politici. Essere donna e attivista, con una certa impostazione
politica, crea quindi una ulteriore separazione, un gap nel gap, un
divide nel divide, un "gender political divide" che non può essere
colmato ne’ con la preparazione intesa in senso meritocratico ne’ con
la semplice (si fa per dire) valorizzazione delle differenze.

Il "gender political divide"
sta in mezzo al "political divide" – che va oltre ogni genere – e al
"gender divide" che ci riguarda. E’ una sorta di aggravante che pone le
donne che ne vengono coinvolte nella posizione di essere non soltanto
delle "cassandre" discriminate spesso soggette a "scomuniche". Il "gender political
divide" può essere un modo per definire lo scontro attivo tra identità
politiche forti o tra una identità politica forte e una identità
teknopatriarcale tout court.

Quello che voglio dire, ma
credo di averlo già detto un bel po’ di volte, è che non è vero che la
rete annulla le differenze. Non è neppure vero che nella rete è
semplice rientrare in una filosofia post-genere. Cioè: può essere vero
che ciascun@ può assumere in rete l’identità che si sente addosso, che
la rappresenta meglio, quindi il genere al quale vuole aderire, ma se
il mio genere è di femminista mestruata, sarà quello il mio modo di
rappresentarmi in rete. 

La rete non è dunque il
bel mondo senza regole, asessuato, post genere che molti, soprattutto
uomini, continuano a sublimare. La rete è un mondo pieno zeppo di
uomini che hanno creato regole quasi indiscutibili, metodi, linguaggi,
priorità e finalità. Quel che è peggio è che la maggior parte di questi
uomini non hanno neppure una visione libertaria ma piuttosto ingenerosa
e autoritaria dell’uso del mezzo tecnologico. Ed è lì che si colloca il
"gender political divide".

Comunque la pensiate, spero vorrete leggere questo bel contributo rilasciato con licenza Creative Commons

—>>>E’ acquistabile o scaricabile gratuitamente online. QUI potete trovare tutte le informazioni e il link a partire dal quale potete scaricare la pubblicazione.  

—>>>Da Femminismo a Sud 


Giochi dis-educativi

C’e’ un giochino dedicato alle adolescenti.
Si chiama: Crea la tua Lolita. Una specie di second life per bambine
che invece che stare semplicemente a giochicchiare devono anche
rispettare dei target. Il gioco invita infatti a diminuire di peso e a
rifarsi il seno.

Ci sono gruppi di genitori e associazioni che hanno denunciato il
fatto che un gioco del genere può essere un chiaro invito
all’anoressia. Qui si spiega bene anche il perchè.

La questione però non si ferma certamente a questi estremi perchè di
giochi e giochetti apparentemente innocui la rete è piena. Lo standard
è abbastanza sessista perchè la maggior parte di essi, soprattutto
quelli di simulazione, attribuiscono alle donne ruoli precisi. Così
abbiamo la baby sitter che deve essere sveltissima a fare tutte le
faccende oppure abbiamo la cameriera che dovrà avere grande senso
dell’imprenditoria a tal punto da far evolvere una attività dal nulla.

Le figurine di donne o di bimbe vengono sempre mostrate con misure
che già vengono imposte nel mondo reale. Persino le guerriere hanno
tette da far spavento, vitino da vespa e bocca carnosa da urlo.

In fatto di ruoli imposti pensate anche ai vari Sims che propongono
avventure prefabbricate ed eteronormate in cui lo scopo primordiale è
quello di fare figli e poi accudirli con scadenze precise. Per fortuna
poi ci sono aree in cui il gioco è "libero" e lì è divertente far fare
"fiki fiki" (senza fini procreativi) a persone di ogni sesso o
riattribuire ruoli e funzioni a seconda del nostro modo di vedere la
vita.

Ogni gioco educa ed è per questo che esiste la categoria dei political games (di cui ad esempio fa parte Molleindustria)
che propongono un’altra realtà virtuale possibile e sostengono cose
diverse. Peccato che di esperienze così ce ne siano molto poche perchè
con i giochi si guadagna e se si forma il cittadino o la cittadina
plagiata e indottrinata del domani per alcuni è anche meglio…

E voi? C’e’ un gioco che secondo voi finisce per educare in modo negativo?

—>>>Da Femminismo a Sud 


Abc della femminista teknologica

Per farvi raccapezzare e per farvi scorrere il testo solo se c’e’ qualcosa che vi interessa vi anticipo un Indice degli argomenti trattati:

Intro | Mezzi di comunicazione | Le donne e il computer | I blog | Gli spazi liberati (e il triste mondo della rete assoggettato a google)| La mailing list | Fare mailing list | Fare blog 

Ovviamente vi consiglio di leggere tutto perchè la suddivisione in
paragrafi in realtà è speculare ad un unico filo conduttore. Tutto il
testo (che è da integrare, arricchire e quindi consideratelo una versione 1.0
di qualunque scrittura di codice) parla di come fare comunicazione, di
una etica femminista possibile nella comunicazione teknologica, di
quello che non va’ nella rete e nella comunicazione attuale. Se vi
piace, buona lettura: 

Intro 

– Il pensiero femminista che non si serve di mezzi di comunicazione resta solo nella nostra testa.
– Il mezzo di comunicazione che vi apre la porta per poter raggiungere
tante persone contemporaneamente, ovunque esse si trovino, con poca
spesa, è il web.
– Lo strumento per arrivarci è: il computer!

Il computer non è una macchina infernale: è solo un elettrodomestico.

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La tecnologia dell’orgasmo: dal libro al documentario

Grazie a Gerdaphoto in blog so che si sta realizzando un nuovo documentario, "Passion and Power: the Technology of Orgasm",
diretto e prodotto da Emiko Omori e Wendy Slick, che ricostruisce la
lunga e complessa storia del vibratore. Il documentario è tratto dal
libro "Tecnologia dell’Orgasmo" di Rachel Maines
che narra della storia della tecnologia del in rapporto alla sessualità
femminile. Il vibratore nasce con una finalità terapeutica. Veniva
richiesto per i massaggi pelvici che venivano considerati un toccasana
per la cura dell’isteria. L’autrice svela quale sia il rapporto tra la
patologia che veniva attribuita alle donne, per lo più a quelle
insoddisfatte sessualmente, e la cultura patriarcale con la sua
sessualità androcentrica. Se avete voglia di sapere qualcosa di più circa contenuto del libro potete leggere la nota che ho aggiunto in basso.

Il sito che vi parla del documentario è [www.technologyoforgasm.com]. Invece per vedere un altro pezzo del trailer (il primo lo vedete sopra): [http://www.technologyoforgasm.com/videos.asp]

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E’ nata una mailing list femminista: “Sommosse”!

Ricordate l’assemblea nazionale della donne del 12 gennaio a Roma (il link corrisponde al mio report della giornata)?
Ebbene, pubblico qui il comunicato conclusivo dell’assemblea romana, il
messaggio di benvenuto e la presentazione della nuova mailing list nazionale di
donne (Sommosse) che spiega anche
quale sarà il progetto di comunicazione che consentirà una più ampia visibilità
a tutte e una maggiore partecipazione nella costruzione degli eventi. Buona
lettura! 🙂 

********** 

COMUNICATO CONCLUSIVO
dell’assemblea nazionale del 12 gennaio a Roma

Dopo la grande manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile, il
som-movimento femminista e lesbico che l’ha organizzata si è incontrato sabato
12 gennaio a Roma in un’assemblea nazionale molto viva e partecipata.

Per dare continuità al protagonismo
politico delle donne, l’assemblea ha rilanciato il conflitto riaffermando il
principio dell’autodeterminazione sui nostri corpi e sulle nostre vite.

Vogliamo
costruire un incontro nazionale di confronto ed elaborazione, di due giorni, il
23 e 24 febbraio.

Lanciamo, insieme, una campagna
permanente di lotta contro tutti i tentativi di limitare la nostra libertà ed
autonomia, costruendo iniziative in tutte le
città il prossimo 8 marzo.

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Voglio un anello vibratore antistupro nella fika

Oggi ci spostiamo un po’ più a nord. In Lombardia per l’esattezza.
Tanto che lì di donne meridionali ce n’e’ una quantità industriale. Ma
questa cosa riguarda tutte. Nessuna esclusa.


La regione
Lombardia
sta decidendo di finanziare un progetto proposto, manco a
dirlo, dalla Lega, che prevede la distribuzione di un particolare dono
che a loro pare essere utile per la sicurezza. Il braccialetto antistupro con microchip incorporato per stare tutto il giorno collegate con una centrale di polizia ed essere monitorate 24 ore su 24.


Ora,
io capisco
che davvero c’e’ tutto un mercato di porte blindate e
segnali d’allarme che deve fare affari. Capisco anche che ci sono tanti
padri di famiglia che devono pur campare e che trovano posto di lavoro
solo nelle security mercenarie in stile ronde notturne.


Ma
davvero non
capisco come si possa arrivare a pensare una idiozia del
genere. Già in un disegno di legge della lega sulla violenza contro le
donne si parla di inibitore sessuale chimico (la famosa castrazione che
tanto piace ai gemelli forcaioli e giustizialisti USA) e quindi
conosciamo bene le posizioni fasciste, paternaliste e securitarie di
queste camicie verde pisello.

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Sodomie legislative [atto II°]

Ricordate la storia del Ddl sull’editoria e del grosso casino sui blog e sull’obbligo di regolarizzare ogni pagina definita "prodotto editoriale"? Ebbene: Levi propone ora un emendamento riforma:
"Il
comma aggiuntivo – ha spiegato Levi – dice che sono esclusi all’obbligo
di iscrivere al Roc i soggetti che accedono o operano su internet per
prodotti o siti ad uso personale e non ad uso collettivo. "Vuol dire
che sono esclusi i blog che non rientrano in questo comma teso a
ridefinire le responsabilità di chi opera su internet", ha spiegato il
sottosegretario."

Cioè salva
il blog di Grillo ma fotte le pagine ad uso collettivo. E qui possiamo
sbizzarrirci. Quante pagine di informazione indipendente conoscete voi
che vengono gestite da collettivi, comunità e altro? Se quelli non sono
"impresa editrice" dovranno diventare necessariamente tali? Forse che
la modifica dovrebbe essere più precisa, non credete?

E non siamo
ancora sicuri del fatto che l’autorità per le comunicazioni non faccia
la radiografia ai blog per vedere quali rispondono alla definizione di
"pagina personale" e quali di pagine ad "uso collettivo". Che poi blog
come giustamente  e argutamente dice Giulia
– è solo un software. Quello che ci metti dentro prescinde dalla
definizione tecnica in se’. Tutto quindi viene lasciato in sospeso e –
come già specificato nel disegno di legge – sarà precisato nel
regolamento che sarà successivo all’approvazione della legge.

Ora, dite voi: quali sono le pagine "non personali" e ad uso collettivo?
Il
problema dunque resta ed è grosso. La limitazione della libertà
persiste come persiste la dimostrazione del fatto che c’e’ chi ha
voglia di normare e ridefinire tutto quello che sfugge al controllo.

Spero perciò
che tutto non taccia se il signor grillo vox populi non lancia uno dei suoi "gridi di allarme".

—>>>Da Femminismo a Sud