Virtualizzazione dello spazio pubblico e blog delle donne

Testo dell’intervento fatto da enza panebianco nell’ambito dell’iniziativa "I beni comuni delle donne", a cura del Server Donne (http://www.women.it ) durante la quale è stata presentata la Biblioteca digitale delle donne:

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Lo spazio pubblico è quel luogo al quale tutt* hanno diritto di accedere. E’ un luogo per il quale dovrebbe essere garantita la gratuità e la non esclusione nei confronti di nessun*.

Lo spazio pubblico, inteso come bene comune, è sicuramente un luogo che le donne ambiscono ad attraversare, contaminare, occupare, a seconda di quali sono le pratiche che loro vorranno utilizzare per raggiungere il proprio obiettivo.

Il web però non è esattamente un luogo accessibile a tutte. Prima di tutto perché non è gratis e dunque ci discrimina se siamo povere, precarie, non in grado di pagarci uno dei tanti abbonamenti adsl. (per la crescente femminilizzazione della povertà le donne sono maggiormente penalizzate e discriminate)

Non è però sufficiente neppure pagarsi una connessione. Per esserci devi pagare pegno comprando uno spazio da un provider per farci un sito, oppure diventando funzionale a progetti di commercializzazione del social network avviati da altri. Mi riferisco a quelle piattaforme blog che impongono la presenza di spazi pubblicitari google adsense o a quell’enorme bacino di utenza che è facebook.

Di fatto la nostra presenza in rete è comunque “utile” ai business e sottrarsi diventa difficile e a volte impossibile.

Il web non è una piazza che si può squattare ed è oramai vana l’illusione di poterlo utilizzare come muro sul quale lasciare i nostri graffiti, come si penso’ ai tempi dell’open publish della primissima indymedia. Concetto oramai superato dal fatto che chiunque può aprire un blog.

Il web è quasi del tutto uno spazio privato, di pochi, altro che pubblico. Il web è uno spazio nel quale c’e’ chi si appropria dei beni comuni.

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I beni comuni delle donne

Oggi e domani a Bologna si realizza una due giorni che mette assieme tante interessantissime voci e parla di beni comuni delle donne. Molti interventi chiacchierano di tecnologia, spazi web da un punto di vista di genere. A me toccherà parlare di virtualizzazione dello spazio pubblico e di blog delle donne. Se siete di passaggio o vivete a Bologna venite a trovarci. Eccovi il programma:

I beni comuni delle donne       


19 – 20 Dicembre 2008
Aula Magna S. Cristina
Centro Documentazione Donne Città di Bologna
Via del Piombo 5 – Bologna

Programma:

Venerdì 19 dicembre, ore 15,30 – 18,30

  • Saluti delle autorità: Milli Virgilio, Assessora Politiche delle Differenze Comune di Bologna
  • Fernanda Minuz: Relazione introduttiva
  • Spazi pubblici e spazi di accoglienza nelle reti: presiede Giovanna Casciola
  • Susanna Bianconi – Dire contro la violenza: un percorso dei centri antiviolenza
  • Fabiola Pala: Associate, non irretite
  • Vesna Scepanovic – Mondi di donne: le varie forme dell’accogliere
  • Marzia Vaccari – Gender digital commons: la quarta ghinea
  • Enza Panebianco – Virtualizzazione dello spazio pubblico e blog delle donne
  • Dal Focus Group “Giovani femministe a Bologna” – Luoghi comuni? Spazi d’incontro e creazione delle ultime generazioni di femministe

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Rosi Braidotti: Trasposizioni. Sull’etica nomade

http://www.lucasossellaeditore.it/mente/img/trasposizioni.jpgIl libro offre un resoconto del problema della soggettività etica e politica nella cultura contemporanea, e sponsorizza fortemente una concezione non-unitaria o nomadica del soggetto, in opposizione alle pretese di ideologie quali conservatorismo, individualismo liberale e tecno-capitalismo. Rosi Braidotti depone decisamente contro l’universalismo morale, offrendo al contempo una strenua difesa dell’etica nomade dalle accuse di relativismo e nichilismo, e fa appello a una nuova forma di responsabilità etica che consideri la "Vita" come il soggetto, e non l’oggetto, della ricerca. Questo tipo di etica è presentata come una fondamentale riconfigurazione del nostro esserci, ed esige più creatività concettuale nella produzione di visioni del mondo capaci di consentirci un comportamento etico in un mondo tecnologicamente e globalmente "mediato". Il soggetto etico di tipo nomade riesce a superare la difficile tensione tra la molteplicità delle forze politiche da un lato, e il forte impegno per le politiche dell’emancipazione dall’altro.

Altre pubblicazioni di Rosi Braidotti: Madri, mostri e macchine; Dissonanze. le donne e la filosofia contemporanea. verso una lettura filosofica delle idee femministe; Soggetto Nomade. Femminismo e crisi della modernità; Metamorfosi.

Ps: non l’ho ancora letto e dunque la sintesi è tratta dal retro di copertina. Appena lo leggo proverò a semplificare il suo contenuto. Nel frattempo però potete guardarvi qualcuno dei video a disposizione dal Server Donne, della presentazione del libro con la Braidotti presente a Bologna, nei quali tutto sommato si parla un linguaggio comprensibile. 


Siti antifemministi: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono

http://leribellule.noblogs.org/gallery/596/105658-antifa_hs_fuck.jpg

In principio fu il sito Antifemminista.
Una miscela di misoginia vittimista dai contenuti diffamatori. Non per
qualcuna in particolare: per tutte le donne che sono vittime di stupri.
Il verbo diffuso consiste nel fatto che le donne mentono, tutte. Perciò
non esistono stupratori ma soltanto donne bugiarde che fanno presa su
un mondo invaso dalla misandria.

E’ bastato poco per scoprire che il sito, piazzato nel circuito altervista, ha delle preferenze relazionali – lo si vede dai link – con Miguel Martinez, meglio conosciuto come Kelebek. Lui è destrorso da campi antimperialisti,
quelli che si intrufolano negli ambienti di sinistra con la scusa che
appoggiano la resistenza iraquena e palestinese e che mentre contestano
la politica di israele diffondono antisemitismo. Per capire quali sono
i legami di questo gruppo basta vedere chi ha fatto la raccolta firme (tra le quali quella di un tale Adel Smith)
per la liberazione di Pasquinelli, leader dei campi antimperialisti che
qualche anno fa finì sotto inchiesta per presunti legami con il
terrorismo filo iraqueno.

Sempre su altervista, che offre hosting e dunque non è oggetto della nostra attenzione in questa ricerca, troviamo il sito "Orgoglio etero" sulla cui home troneggiano due personaggi più "trasparenti" della destra italiana. Salvatore Marino
e Ysela Ceccomancini. Il simbolo che attualmente li rappresenta è
quello de "La Destra Nazionale – Nuovo Msi" a supporto della Santanchè.

E’ certamente noto a tutt* che la Santanchè ha scritto qualche libro che si può trovare negli scaffali delle librerie alla sezione "femminismo".
Nulla certamente ci lega alle sue posizioni, ma la sua analisi sulle
donne a religione islamica costrette dal velo ci indurrebbero a pensare
che nel suo partito le voci imbarazzanti contro le donne dovrebbero
essere assai meno visibili. 

I due militanti de "La Destra"
invece di visibilità ne cercano e ne ottengono tanta. Marino, in
particolare, si diletta in trasmissioni video – che potete facilmente
trovare in rete – nei quali ama ragionare di "maschilisti cristiani", "amici dei musulmani" e a noi gioiosamente promette che "vi inforcheranno nel culo a voi lesbiche e femministe di merda" e ci "spiega" che "la violenza non va provocata". Come tanti altri fascisti aggiornati nell’era della tecnologia, lui usa molto i social network, youtube, e ogni altro canale video o in ipertesto di diffusione del "suo messaggio" che si riassume
in una "ninna nanna maschilista"  che dedica a noi "femministe acide e
sinistre
" e ai nostri progetti che a parer suo sarebbero "satanici". Infine assieme alla sua fan più accanita Ceccomancini ha aperto un tot di siti tutti dello stesso tenore. 

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Sempre meno donne nelle scienze informatiche

Da Punto Informatico

di Giovanni Arata

Sempre meno donne nelle Scienze Informatiche 
Roma – La presenza femminile nei dipartimenti di ingegneria ed informatica non aumenta. Anzi, diminuisce sensibilmente.
È questo il risultato di una serie di analisi condotte negli Stati
Uniti dalla National Science Foundation e dalla Computing Research
Association, ora riprese del New York Times.

Non
che quella del gap "di genere" nel mondo IT sia un questione nuova.
L’idea che l’informatica sia una cosa "per maschietti" è ben radicata
nel senso comune, oltreché nelle statistiche, e gli stessi accademici
se ne occupano da tempo: correva ancora l’anno 1991 quando Ellen
Spertus, brillante dottoranda dell’MIT, dava alle stampe un saggio
intitolato "Why Are There So Few Female Computer Scientists?" ("Perché
così poche donne fanno ricerca in Computer Science?"), nel quale
venivano descritti i vari preconcetti in grado di allontanare il gentil
sesso dalle sale macchine.

dalla collezione di Mike MussQuello che però era difficile da aspettarsi era che il gap, anziché ridursi, potesse allargarsi. Non solo perché è cresciuto il numero delle donne che impiegano i computer e la rete, ma perché negli ambiti di ricerca contigui la differenza di genere è scomparsa: la già citata survey della National Science Foundation, ad esempio, documenta come il numero di studentesse presenti nel complesso dei dipartimenti scientifici sia persino superiore a quello dei maschi.

Solo
nei settori dell’informatica e dell’ingegneria la musica cambia. Qui,
spiegano gli esperti, è diminuito fino al 21- 22% del totale il numero
di laureate donne (2008), contro una quota del 28% nel 2001. E il dato
si abbassa ulteriormente quando si guardi alle università che producono
la ricerca di punta in questo ambito: nelle università che offrono dei
corsi di dottorato in Computer Science, la percentuale media delle
donne per l’anno accademico 2006-2007 si è arrestata al 12%, contro una
quota del 19% cinque anni prima. In alcuni dipartimenti, seguita lo
studio, la quota di donne è inferiore al 10%.

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Foto hard su internet: cause ed effetti

Lei è una ragazza di 16 anni. Non vuole più stare con un tale che per vendicarsi, come spesso accade, pubblica su internet delle foto hard della ex. Lei tenta il suicidio. Questa storia è stata segnalata (Grazie Rosa!) a commento di una già lunga descrizione di ipotesi di questo tipo.

Valgono le stesse questioni e le stesse conclusioni. Gli stessi dubbi e le stesse contraddizioni. Al di la’ della gravità dell’accaduto quello che lascia davvero perplesse è il motivo che sta all’origine di tutto questo.

Perchè un uomo, un ragazzo, è così certo che le foto in pose hard, o comunque dei riferimenti alla vita sessuale, possono danneggiare la ragazza o la donna alla quale si riferiscono?

Forse perchè il nostro contesto sociale stabilisce delle regole morali che vietano a qualunque donna o ragazza di ammettere di avere una sana vita sessuale. Di qualunque genere. Forse perchè ancora siamo al punto che una ragazza viene considerata brava e buona solo in alcune ipocrite circostanze. Invece viene considerata cattiva e socialmente repellente se mostra con chiarezza di esigere il diritto al rispetto per se’ senza lasciarsi vincolare da norme di comportamento per educande ottocentesche.

Perchè la stessa ragazza deve preoccuparsi dell’effetto che hanno quelle immagini sulla sua vita?

Per gli stessi motivi. Perchè la moralizzazione delle nostre vite impone a ciascuno di noi di doverci preoccupare di perdere consenso, amicizie, lavoro se agiamo in modo tale da non corrispondere alle norme che altri hanno imposto anche per noi. Rispondiamo con altre domande: che male c’e’ a fare sesso? Che male fa una ragazza ad avere una vita sessuale? Perchè siamo ancora al punto che una ragazza deve preoccuparsi di apparire una brava o cattiva ragazza sulla base delle proprie abitudini sessuali? Chi è una brava ragazza? Chi è una cattiva ragazza? Perchè se un ragazzo mostra una sua avventura sessuale tutti si complimentano con lui con grandi pacche sulle spalle e se è una ragazza ad essere protagonista delle immagini invece è una puttana? 

Perchè una donna deve vergognarsi di fronte alla propria famiglia, ai propri amici, compagni di scuola, colleghi di lavoro, per avere una normale e sana attitudine sessuale?

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Quando lui pubblica foto e video per fare violenza su di lei

http://i275.photobucket.com/albums/jj318/CLAUDIOBALU/cyber-girl_final_small.jpg

Prendiamo questo caso: lui si vuole vendicare, la filma mentre lei fa sesso con alcuni uomini e poi mette foto e video online. L’azienda dalla quale la donna dipende, una a caso, l’alitalia, preoccupata dell’effetto che la questione può avere sulla sua immagine o semplicemente grata per l’opportunità di risparmiare soldi sui dipendenti per darli per intero ai manager, la licenzia.

La donna subisce una violenza da parte dell’uomo, una gravissima lesione della privacy, un danno alla sua "immagine", una ulteriore violenza da parte dell’azienda che la tratta da criminale invece che comprenderla e solidarizzare con lei.

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Architetture di rete e loro attualizzazione attraverso un search engine di genere

Intervento su "cercatrice di rete" del 3 ottobre 2007 al ConvegnoWomen’s Lib-rary organizzato dal  Centro Studi e
Documentazione Pensiero Femminile di Torino.

di Marzia Vaccari

Per me è molto importante usare
la rete per mostrarvi alcuni percorsi per darvi qualche suggestione lungo il
percorso dello svelamento di nuovi meccanismi di “dominazione” inscritti nelle
tecnologie dell’ IC. Chi mi ha preceduto penso abbia insistito, e anche chi poi
continuerà dopo di me, su questa esigenza che i saperi, le competenze, la
produzione di informazione, la produzione culturale, gli archivi, i cataloghi,
diano ragione a un modo di rappresentare il mondo che è specificatamente
l’altra metà del cielo rispetto appunto a un generico neutro.

In questo caso penso che anche
Adriana abbia fatto capire bene come dietro la concezione del linguaggio neutro
ci sia la rappresentazione del simbolico maschile. Vorrei mostravi
concretamente questa astrazione attraverso l’ interrogazione, via Internet, del
catalogo delle biblioteche italiane. Utilizzerò la maschera che mi permette di
interrogare il Sistema Bibliotecario Nazionale, spero, mentre vi mostro
l’operazione a computer, che voi possiate anche aggiungere osservazioni, con la
vostra competenza, a questo ragionamento perché prendo in prestito questa
architettura di rete, non la conosco a sufficienza come penso invece molte di
voi la conoscano; perciò mi perdonerete se non sarò precisa.

In generale mi diverto molto a
guardare nella piattaforma software il gioco di nominazione linguistica che
veniva agito, perché nominare significa anche far esistere le cose e questo
l’ho imparato da Sabatini, da Adriana e dalle altre, da Patrizia Violi… e
nominare in questo caso significa nominare dentro a una piattaforma ad
un’architettura di rete qual’è il Sistema Bibliotecario Nazionale. Esso
raccoglie i cataloghi di 15.000 biblioteche italiane. Iniziamo con la ricerca
di una monografia, ma è possibile anche lo spoglio di una rivista. Cerchiamo
insomma del materiale documentale e non sappiamo esattamente il titolo
dell’opera; in un sistema come questo credo che il campo SOGGETTO e il campo
CLASSIFICAZIONE, NUMERO e DESCRIZIONE immediatamente ci invitano a digitare
delle parole chiave. Nel preparare questo intervento mi sono cimentata a
cercare che cosa mi può restituire il Sistema Bibliotecario Nazionale alla
parola stupro, scelta perché, non
dimentichiamolo mai, è densissima di significati spesso dolorosissimi per noi
donne.

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Sodomie legislative [atto III°]

Ricordate le sodomie legislative? Quello strano ddl che incastrava tutt* i/le blogger per poterli/le reprimere meglio? Dopo l’atto I° e l’atto II° ecco a voi ora il III° atto. Questo governo ci riprova. Ve lo raccontano i tipi di Punto Informatico. Copio e incollo. Fate passa parola. Vogliono chiudere la bocca a tutt* noi.
[QUI un aggiornamento da Punto Informatico su come si sta evolvendo la vicenda]

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Roma – Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l’obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.

La notizia, scoperta del giurista Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po’ le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.

Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (DdL C. 1269).

Minotti ne fa una breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un’occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:

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Feminist gamers

 

"Perchè devi fare tante storie sul sessismo? E’ solo un gioco!"

Questa è una delle opinioni che le giocatrici femministe [Feminist gamers] contestano. Quello che per altri è "solo" un gioco per loro è un modo di proporre modelli culturali che i bambini, le bambine o i ragazzi e le ragazze poi emulano.

Queste giocatrici un po’ americane e un po’ canadesi hanno organizzato una community di amanti dei giochi che osservano e manifestano il proprio senso critico. Così hanno cominciato ad esprimere opinioni e a recensire uno per uno i giochi più popolari tra quelli che spendono fior di quattrini per regalare ai propri figli o a se stessi un nintendo o una play station ultimo modello.

I giochini della nintendo destinati alle fanciulle normalmente sono orientati alla cura del look, con il cambio abiti, il ripasso trucco, come fosse una gara a mettere in pratica la giornata tipo della barbie virtuale. Il sessismo si manifesta appunto nei ruoli, generalmente sempre gli stessi, o nell’indurre particolare interesse verso alcune cose piuttosto che altre. Le bambine vengono sollecitate virtualmente a cambiare look, a prendersi cura di un neonato-tamagochi, o a essere la perenne principessa che viene salvata dal principe che per lei ha sconfitto mille mostri uno dietro l’altro.

Ci sono alcuni giochi di simulazione dove le ragazze che giocano possono scegliere degli avatar che possano rappresentarle meglio. Possono diventare guerriere senza poppe gigantesche, grandi sagge dotate di straordinari poteri, amazzoni senza paura che lottano per salvare il proprio villaggio.

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